Storie di ordinario terrorismo
Se centinaia, migliaia di persone si dichiarano disposte ad immolarsi, stiamo assistendo a un suicidio di massa? Fino a che punto il terrorismo palestinese è un fenomeno locale o piuttosto uno dei tanti tentacoli di una jihad globale? Quali sono i rischi in Italia e in Europa? C'è qualcosa che possiamo fare, tramite il dialogo e la politica, per porre fine all'odio? Sono alcuni degli interrogativi cui Alberto Mayer, studioso e storico dell'ebraismo contemporaneo, prova a dare una risposta in Mabruk! Storie di vita e di morte dei kamikaze palestinesi (Aliberti Castelvecchi 2010), intensa testimonianza che, basandosi su documenti originali, cronache e inchieste giudiziarie, ricostruisce il contesto in cui fermenta e si riproduce l'ideologia dell'odio e della morte verso Israele (“Vivere per morire, morire per vivere”, recita efficacemente il sottotitolo dell'opera). I temi affrontati da Mayer sono stati al centro di una partecipata tavola rotonda svoltasi ieri sera al Museo ebraico di Roma. Protagonisti, oltre all'autore, i docenti universitari Luigi Lojacono e Francesco Lucrezi e il senatore Luigi Compagna. Ad introdurre i lavori, moderati dal giornalista Daniel Reichel, l'assessore alla cultura della Comunità ebraica di Roma Livia Ottolenghi. “Ho scritto questo libro per cercare di capire quali siano gli input e le motivazioni che portano a un gesto così estremo. Le conclusioni cui sono giunto – ha spiegato Mayer – lasciano con un forte senso di angoscia per l'incisività della propaganda e dell'educazione alla morte che in molte circostanze, nel mondo arabo, trasformano l'atto del suicidio in una pratica della quotidianità”. Una sorta di “banalità dell'orrore” quindi, come ha spiegato il professor Lojacono parafrasando Hannah Arendt, che è tra i fattori di maggiore instabilità per una pacifica coesistenza tra i popoli e le nazioni e che da sempre caratterizza la storia dell'umanità travalicando appartenenze di etnia, cultura e religione. Suicidio come male, suicidio come eroismo: l'intervento di Lojacono si è sviluppato lungo questa antinomia con particolare riferimento alla plurimillenaria vicenda delle tre fedi monoteiste offrendo numerosi spunti di riflessione che guardano sì al passato ma anche inevitabilmente al nostro presente e all'annosa contrapposizione tra israeliani e palestinesi. Secondo Compagna, in materia di terrorismo islamico, la comunità internazionale ha dato fino ad oggi risposte insufficienti. Il senatore definisce tra gli altri"vergognoso" il comportamento delle Nazioni Unite, coscientemente incapaci di mettere all'ordine del giorno un argomento di questa attualità e portata, e ripercorre alcuni recenti passaggi di controversa storia politica italiana in materia. Rincara la dose Lucrezi che arriva ad auspicare un'uscita degli Stati Uniti dall'ONU, possibilità già paventata da alcuni candidati alle primarie repubblicane, e ammonisce contro i rischi di un antisemitismo sempre presente nel mondo occidentale. "Israele fa in qualche modo da parafulmine - commenta il professore - ma sono convinto che se lo Stato ebraico non esistesse tornerebbero oggi sempre più insistenti antiche accuse che hanno inquinato la storia dell'Europa nel corso dei secoli. Dobbiamo tenere alta la vigilanza, sostenere in ogni modo la cultura della vita contro chi propugna la morte e la distruzione".http://www.moked.it/
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