giovedì 16 febbraio 2012



Terzi-D’Alema, i due modi di vedere Israele

Due diversi modi di interpretare l’iniziativa in politica estera. L’Autorità palestinese starebbe per annunciare l’abbandono del tavolo di trattativa con Israele, «del resto mi è stato riferito che il processo di pace che si sta tentando in Giordania non sta portando a niente», dice Massimo D’Alema appena rientrato da un tour in Medio Oriente. Aggiungendo che lo stallo, di cui il ministro Terzi aveva accennato nel finale della sua audizione su Medio Oriente, Libia e primavere arabe, è foriero di rischi. L’Occidente, è il consiglio di D’Alema, «deve offrire una sponda alla leadership moderata palestinese, o in prospettiva avremo una ulteriore radicalizzazione». E con elezioni alle viste. Del resto, anche gli Stati Uniti chiedono a Israele maggior impegno. L’Europa e l’Italia, poi, prendano l’iniziativa, anche perché, da quelle parti, «senza Europa non si mangia». Certo, riconosce il ministro Terzi, «ci sono prospettive incerte di riapertura del negoziato», ma «è dovuto un incoraggiamento al governo israeliano a riattivare la trattativa», e anzi «è utile l’iniziativa giordana». Insomma, un serrato confronto tra due diversi atlantisti. Uno, il ministro in carica, ex ambasciatore negli Usa e amico di Israele tutto d’un pezzo, ma che non spezza la continuità nella politica estera italiana, «da cinquant’anni» improntata all’equivicinanza tra Israele e Palestina. L’altro, l’ex premier che da capo della Farnesina, in pieno avvio della pericolosa missione italiana in Libano, si fece fotografare a Beirut a fianco di Hezbollah - a protezione dei nostri militari, mentre passava la vulgata demagogica dell’«amico dei terroristi» - da sempre attento alle ragioni della Palestina, dove da moltissimi anni ha anche adottato a distanza un bambino, e alla fine l’intera famiglia. Ma, soprattutto, a confronto sono stati ieri un diplomatico di gran carriera e un politico puro. Strategico il ragionamento di D’Alema: la Primavera Araba, «che Netanyahu considera l’Inverno di Israele», arriverà anche nei Territori, e col sostegno che le popolazioni maghrebine hanno tributato ad Hamas, rafforzandolo rispetto a Fatah, rischia di far esplodere la situazione. Tattico Terzi: «Israele è preoccupata dall’incubo nucleare iraniano». E bisogna vedere se la partita interna ad Hamas finirà davvero con la separazione dell’ala militare.LA STAMPA 16/02/2012

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