La storia di Purim ha ispirato prima dell'Ottocento un buon numero di artisti, soprattutto italiani e olandesi, che seguivano due impostazioni molto diverse. Quella italiana si ricava bene da “Ester davanti ad Assuero” di Artemisia Gentileschi, che recentemente ho visto al Palazzo Reale di Milano. Tratta - con stile caravaggesco e grande uso del chiaroscuro - , del momento in cui Ester, dopo giorni di digiuno, va da Assuero senza essere invitata e a rischio della propria vita. Quando si accorge che Assuero accetta la sua visita, Ester sviene (per paura o tensione), - un particolare non riportato nella meghillà. Deriva invece da una tradizione cristiana che tende ad avvicinare le figure di Ester a di Maria, madre di Gesù, perché anche Maria sarebbe svenuta di fronte al proprio figlio morente. Troviamo lo stesso soggetto in Tintoretto (opera splendida, che la regina Elisabetta si tiene ben stretta), Pompeo Batoni e altri. Invece Michelangelo, nella Cappella Sistina, si concentra sull'uccisione di Haman; a vedere lui, Haman sarebbe stato crocefisso, mentre nella meghillà è scritto che venne impiccato. Michelangelo riprese l'idea della crocefissione da una traduzione in latino della parola “etz” (albero) dell'impiccagione di Haman: nella versione in ebraico del vangelo di Matteo, il termine è utilizzato per tradurre “croce”. Potrei portare altri esempi, ma la sostanza non cambia: le rappresentazioni della storia di Purim in ambito italiano (e pure francese e fiammingo – incluso un Rubens eccezionale-, cioè in ambito cattolico) sono rivisitazioni del testo della meghillà per farne un parallelo della storia di Gesù.In Olanda, l'attenzione al testo originale della Meghillà fu molto maggiore. Nello splendido manoscritto di “Bibbia Storica” (ossia di parti scelte del Tanakh) miniato dai maestri di Azor - grandi decoratori vissuti attorno al 1430 a Utrecht - è di nuovo raffigurata Esther davanti ad Assuero (http://www.artbible.info/art/large/336.html). Però, come nel testo originale, si vede il re allungare il proprio scettro e la regina toccarlo. La storia di Purim è al centro di diversi quadri di Rembrandt, che visse un ventennio nel quartiere ebraico e fu amico anche di Menashé ben Israel; il suo “Assuero, Esther e Haman al banchetto” (http://www.artbible.info/art/large/93.html) è tipico per forza espressiva e uso del colore, e assolutamente aderente al testo. Stesso atteggiamento tennero i discepoli di Rembrandt, in particolare Arent de Gelder, autore di un buon numero di quadri su questi temi.Viene da chiedersi da cosa deriva la differenza fra l'approccio italiano e olandese: il forte legame di Rembrandt con il mondo ebraico? O la volontà dei protestanti di tornare a leggere i testi del Tanakh in versione e in lingua originale? O altro ancora? Daniele Liberanome, critico d'arte, http://www.moked.it/
martedì 13 marzo 2012
In cornice - Artemisia e Azor
La storia di Purim ha ispirato prima dell'Ottocento un buon numero di artisti, soprattutto italiani e olandesi, che seguivano due impostazioni molto diverse. Quella italiana si ricava bene da “Ester davanti ad Assuero” di Artemisia Gentileschi, che recentemente ho visto al Palazzo Reale di Milano. Tratta - con stile caravaggesco e grande uso del chiaroscuro - , del momento in cui Ester, dopo giorni di digiuno, va da Assuero senza essere invitata e a rischio della propria vita. Quando si accorge che Assuero accetta la sua visita, Ester sviene (per paura o tensione), - un particolare non riportato nella meghillà. Deriva invece da una tradizione cristiana che tende ad avvicinare le figure di Ester a di Maria, madre di Gesù, perché anche Maria sarebbe svenuta di fronte al proprio figlio morente. Troviamo lo stesso soggetto in Tintoretto (opera splendida, che la regina Elisabetta si tiene ben stretta), Pompeo Batoni e altri. Invece Michelangelo, nella Cappella Sistina, si concentra sull'uccisione di Haman; a vedere lui, Haman sarebbe stato crocefisso, mentre nella meghillà è scritto che venne impiccato. Michelangelo riprese l'idea della crocefissione da una traduzione in latino della parola “etz” (albero) dell'impiccagione di Haman: nella versione in ebraico del vangelo di Matteo, il termine è utilizzato per tradurre “croce”. Potrei portare altri esempi, ma la sostanza non cambia: le rappresentazioni della storia di Purim in ambito italiano (e pure francese e fiammingo – incluso un Rubens eccezionale-, cioè in ambito cattolico) sono rivisitazioni del testo della meghillà per farne un parallelo della storia di Gesù.In Olanda, l'attenzione al testo originale della Meghillà fu molto maggiore. Nello splendido manoscritto di “Bibbia Storica” (ossia di parti scelte del Tanakh) miniato dai maestri di Azor - grandi decoratori vissuti attorno al 1430 a Utrecht - è di nuovo raffigurata Esther davanti ad Assuero (http://www.artbible.info/art/large/336.html). Però, come nel testo originale, si vede il re allungare il proprio scettro e la regina toccarlo. La storia di Purim è al centro di diversi quadri di Rembrandt, che visse un ventennio nel quartiere ebraico e fu amico anche di Menashé ben Israel; il suo “Assuero, Esther e Haman al banchetto” (http://www.artbible.info/art/large/93.html) è tipico per forza espressiva e uso del colore, e assolutamente aderente al testo. Stesso atteggiamento tennero i discepoli di Rembrandt, in particolare Arent de Gelder, autore di un buon numero di quadri su questi temi.Viene da chiedersi da cosa deriva la differenza fra l'approccio italiano e olandese: il forte legame di Rembrandt con il mondo ebraico? O la volontà dei protestanti di tornare a leggere i testi del Tanakh in versione e in lingua originale? O altro ancora? Daniele Liberanome, critico d'arte, http://www.moked.it/
La storia di Purim ha ispirato prima dell'Ottocento un buon numero di artisti, soprattutto italiani e olandesi, che seguivano due impostazioni molto diverse. Quella italiana si ricava bene da “Ester davanti ad Assuero” di Artemisia Gentileschi, che recentemente ho visto al Palazzo Reale di Milano. Tratta - con stile caravaggesco e grande uso del chiaroscuro - , del momento in cui Ester, dopo giorni di digiuno, va da Assuero senza essere invitata e a rischio della propria vita. Quando si accorge che Assuero accetta la sua visita, Ester sviene (per paura o tensione), - un particolare non riportato nella meghillà. Deriva invece da una tradizione cristiana che tende ad avvicinare le figure di Ester a di Maria, madre di Gesù, perché anche Maria sarebbe svenuta di fronte al proprio figlio morente. Troviamo lo stesso soggetto in Tintoretto (opera splendida, che la regina Elisabetta si tiene ben stretta), Pompeo Batoni e altri. Invece Michelangelo, nella Cappella Sistina, si concentra sull'uccisione di Haman; a vedere lui, Haman sarebbe stato crocefisso, mentre nella meghillà è scritto che venne impiccato. Michelangelo riprese l'idea della crocefissione da una traduzione in latino della parola “etz” (albero) dell'impiccagione di Haman: nella versione in ebraico del vangelo di Matteo, il termine è utilizzato per tradurre “croce”. Potrei portare altri esempi, ma la sostanza non cambia: le rappresentazioni della storia di Purim in ambito italiano (e pure francese e fiammingo – incluso un Rubens eccezionale-, cioè in ambito cattolico) sono rivisitazioni del testo della meghillà per farne un parallelo della storia di Gesù.In Olanda, l'attenzione al testo originale della Meghillà fu molto maggiore. Nello splendido manoscritto di “Bibbia Storica” (ossia di parti scelte del Tanakh) miniato dai maestri di Azor - grandi decoratori vissuti attorno al 1430 a Utrecht - è di nuovo raffigurata Esther davanti ad Assuero (http://www.artbible.info/art/large/336.html). Però, come nel testo originale, si vede il re allungare il proprio scettro e la regina toccarlo. La storia di Purim è al centro di diversi quadri di Rembrandt, che visse un ventennio nel quartiere ebraico e fu amico anche di Menashé ben Israel; il suo “Assuero, Esther e Haman al banchetto” (http://www.artbible.info/art/large/93.html) è tipico per forza espressiva e uso del colore, e assolutamente aderente al testo. Stesso atteggiamento tennero i discepoli di Rembrandt, in particolare Arent de Gelder, autore di un buon numero di quadri su questi temi.Viene da chiedersi da cosa deriva la differenza fra l'approccio italiano e olandese: il forte legame di Rembrandt con il mondo ebraico? O la volontà dei protestanti di tornare a leggere i testi del Tanakh in versione e in lingua originale? O altro ancora? Daniele Liberanome, critico d'arte, http://www.moked.it/
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