domenica 29 aprile 2012
Con lo stop al gas per Israele si (ri)apre il fronte egiziano
Domenica
22 Aprile, l’Egitto ha deciso di interrompere la fornitura di gas
naturale ad Israele. Riguardo i motivi, appare quanto mai improbabile
che - in base a quanto riferito da Hani Dahi, direttore esecutivo dell’Egyptian General Petroleum Corporation -
a causare lo stop siano state fantomatiche ‘inadempienze’ israeliane.
Nonostante le autorità egiziane si siano prontamente spese per
affermare la natura strettamente economico-commerciale di una scelta
simile, l’annuncio, evidentemente, getta delle significative ed
inquietanti ombre sulle relazioni tra i due paesi e sulla sicurezza
dello Stato ebraico.Secondo quanto affermato dalle autorità israeliane, lo stop de Il
Cairo alla fornitura di gas condurrebbe l’Egitto verso una piena ed
aperta violazione degli accordi politico-economici tra i due paesi.
L’Egitto, infatti, si era impegnato a fornire 7 miliardi di metri
cubi di gas al mercato israeliano per 20 anni, con la possibilità
addirittura di raddoppiare la cifra. Un accordo divenuto realmente
effettivo nel 2008, e già corollario della pace di Camp David, tuttavia
reso del tutto inapplicabile ed inesigibile stante gli innumerevoli
sabotaggi a danno della pipeline del Sinai settentrionale che avrebbe
dovuto condurre il gas in territorio israeliano.Fermo restando i rumors che vorrebbero un nuovo quadro
contrattuale di riferimento (il ministro per la Cooperazione
internazionale egiziana Fayza Abul Naga si è subito dichiarato
favorevole ad un nuovo accordo con Israele che riveda prezzi e
condizioni), per comprendere a fondo dinamiche del genere, occorre
analizzare il contesto politico interno egiziano. Un contesto tutt’altro
che favorevole per chi ha a cuore le sorti di Israele.La deposizione di Mubarak a seguito del fiorire delle primavere arabe
dello scorso anno, ha portato sì al potere un’elite militare molto
vicina all’ex Rais, ma ha anche provocato una crescita esponenziale di
movimenti oltranzisti quali i ‘Fratelli Musulmani’ e i salafiti di ‘al
Nour’. Un clima per nulla favorevole, se si considera altresì l’assalto
all'Ambasciata israeliana de Il Cairo del Settembre scorso. Senza
contare le elezioni presidenziali alle porte: si terranno il 23 e 24
Maggio prossimi, e potrebbero decretare il trionfo dei candidati più
estremisti.I Fratelli Musulmani, inoltre, premono per la totale cancellazione
degli accordi di pace di Camp David. Decenni di normalizzazione dei
rapporti tra i due paesi e di cooperazione diplomatico-economica
verrebbero totalmente accantonati. Per Israele equivarrebbe ad un nuovo
fronte ad altissima tensione, che si aggiungerebbe al sempre imminente
pericolo iraniano e agli annessi echi di un possibile intervento
militare contro il regime di Teheran. Tanto per citare quanto dichiarato
dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, l’Egitto
rappresenterebbe “un grande pericolo”, “una minaccia maggiore
dell’Iran”, sebbene in un secondo momento egli si sia prodigato per
ribadire l’importanza per lo Stato ebraico “di mantenere così com’è
l'accordo di pace con l’Egitto”.L’affaire israelo-egiziano preoccupa (e non poco) anche la Casa Bianca. In base ad un report del 24 Aprile scorso del sito israeliano Debkafile (‘US bid to defuse Egyptian-Israeli tensions derailed by Egyptian Islamists’),
l’amministrazione Obama sarebbe stata avvertita di un possibile scontro
militare tra i due paesi, possibile conseguenza non solo dello stop
egiziano alle esportazioni di gas, ma anche e soprattutto a causa
dell’eventualità che possano essere condotti attacchi terroristici lungo
il confine egiziano, nel Sinai (alcuni giorni fa il National Security Council’s Counter-Terrorism Bureaud
israeliano ha emesso un comunicato nel quale si invitavano i turisti
israeliani presenti in loco a lasciare l’area immediatamente e a fare ritorno in Israele il più presto possibile).Attentati che provocherebbero, ça va sans dire, la risposta israeliana e la messa in discussione degli accordi di Camp David.di Eugenio Del Vecchio, http://www.loccidentale.it/, 28.4.12
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