venerdì 27 aprile 2012
Così Israele vince le sfide impossibili
Allevare salmoni «norvegesi» nel deserto,
riparare tubature degli acquedotti dall’interno per bloccare lo
sperpero di acqua per causa di tubi perforati o mal saldati, inventare
nuovi tipi di chip,attirare dall’estero laboratori di ricerca di
società come Google, Ebay, Microsoft, Cisco, sono alcuni dei successi
menzionati nel best seller di due giornalisti ( Dan Senor & Saul
Singer: Start-up Nation 2009) per spiegare come un Paese grande come la
Lombardia in guerra da 64 anni e senza risorse naturali è riuscito a
aumentare di 10 volte la popolazione (da 600 mila a 7,5 milioni) le
esportazioni di 13mila volte (da 6 milioni a 8 miliardi di dollari)
piazzandosi in termini di Pil fra Spagna e Italia.Il segreto di queste scommesse vincenti con continue sfide esistenziali
sta nella combinazione di tre atteggiamenti caratteriali: sprezzo
dell’autorità, passione del rischio, visione dell’avversità come fonte
di energia. Non rende Israele particolarmente simpatico a molti. Ma
pone il più delegittimato Paese dell’Onu al 22˚ posto nella scala dei
«migliori Paesi del mondo» (secondo Newsweek ),
al quindicesimo per dinamismo, al primo per la salute pubblica con
l’88% di soddisfazione della sua popolazione. È il solo ad aver
superato l’attuale a crisi aumentando il suo rating; l’unico che inizia
il ventunesimo secolo con più alberi everde che all’inizio del
ventesimo, che ha risolto i problemi di irrigazione con la
desalinizzazione e l’invenzione dell’irrigazione a gocce. Detiene il
record mondiale della produzione del latte per mucca, esporta le
migliori sale operatorie assieme ad aerei senza
piloti, vanta la più alta percentuale di sopravvivenza dal cancro con
medicine innovatrici contro l’Alzheimer,il Parkinson e la sclerosi
multipla, una pillola rivoluzionaria per la diagnosi del sistema
digestivo e il primo computer biologico.Si potrebbe allungare la
lista ma la formula del successo che fa tanto imbestialire i suoi
nemici, arabi e non arabi, non si è autocreata. Vi hanno contribuito
leader come Ben Gurion che ordinava, quando un esperto affermava che
un compito era irrealizzabile, di cambiare l’esperto; come Shimon
Peres che negli anni Ottanta ha ridotto l’inflazione (dal 400%
all’attuale 2.3%), come Netanyahu che negli anni Novanta ha
liberalizzato l’economia abbassando la
disoccupazione dal 12 al 4.7%, come il governatore della banca centrale
Stanley Fisher che ha accumulato 78 miliardi di dollari di riserve
stabilizzando la moneta. Vi hanno contribuito i 20 collegi
universitari, accademie, con 3 catalogate fra le prime 50 del
mondo. In ultimo l’apporto di un milione di immigranti dalla Russia
con educazione superiore per il 50% e la concentrazione in patria del
più alto numero al mondo di scienziati e ingegneri per 10.000 abitanti
(produttori del più alto numero di brevetti dopo USA e Canada).Tuttavia
un catalizzatore dello sviluppo é stato l’esercito. Conscio della
propria inferiorità quantitativa nei confronti del nemico arabo ha
puntato sulla qualità umana facendo proprio il motto di Einstein:
l’immaginazione è più importante della conoscenza. Chi esaminasse la
lista dei fondatori, direttori, amministratori delle società start-up
(ve ne sono oltre 4000 con un numero di quelle
registrate alla borsa Nasdaq di New York che è superiore a quello
europeo) noterebbe che la grande maggioranza di questi innovatori esce
dalle unità scientifiche, tecnologiche e di intelligence delle forze
armate.Il «miracolo» israeliano ha le sue ombre: divario di
ricchezze e stato sociale, concentrazione del potere finanziario nelle
mani di 18«famiglie allargate»,basso livello delle scuole medie, un
milione di bambini a livello di povertà. Problemi a cui la scoperta di
giacimenti di gas sottomarino dovrebbero portare rimedio entro il 2014
garantendo l’indipendenza energetica del Paese e la creazione di un
fondo sovrano dedicato - secondo le promesse con cui Bibi Netanyahu
conta di vincere le prossime (2013) elezioni legislative
all’educazione, allo sviluppo e alla integrazione sociale.GIORNALE 26/04/2012, Vittorio Dan Segre
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