giovedì 19 aprile 2012

Fayyad snobba incontro Israele, sciopero fame frena Anp

(di Aldo Baquis) (ANSA) - GERUSALEMME, 18 APR - Il premier palestinese Salam Fayad ha snobbato un incontro con Israele al più alto livello, probabilmente per non essere ripreso dalle telecamere accanto al primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu mentre si celebrava nei Territori la giornata del prigionieri. Dopo oltre un anno senza contatti diretti, le delegazioni di Israele e Anp sono tornate a incontrarsi ieri a Gerusalemme ma le cose non sono andate come previsto inizialmente. E al termine di un breve colloquio hanno ribadito il rispettivo impegno "a ricercare il modo per portare avanti il processo di pace". Quello - che per pressante desiderio degli Stati Uniti - doveva avere la forma di un vertice fra Benyamin Netanyahu e Salam Fayyad è stato declassato infatti ad un incontro tecnico, perché il premier palestinese ha preferito restare a Ramallah. Secondo la stampa, non desiderava essere ripreso assieme a Nentanyahu mentre nei Territori si celebrava oggi la Giornata del Prigioniero, che ha visto migliaia di palestinesi reclusi in Israele rifiutare il cibo e iniziare uno sciopero della fame. Fayyad ha affidato dunque al negoziatore Saeb Erekat e al capo dell'Intelligence generale Majed Faraj l'incarico di consegnare nelle mani di Netanyahu una lettera di Abu Mazen in cui il presidente dell'Anp fa il punto sulle relazioni bilaterali e delinea le condizioni per la ripresa di colloqui. Il premier israeliano - precisa un comunicato congiunto - ha assicurato che entro due settimane inoltrerà a sua volta una risposta scritta. Che nell'era di internet i dirigenti di Gerusalemme e Ramallah (città distanti 20 chilometri) trovino opportuno scambiarsi plichi sigillati come due millenni fa è oggetto di commenti amari da ambo le parti. La tecnica dell' incontro di ieri (rimasto in forse per molte ore, e caratterizzato poi dal polemico forfait di Fayyad) conferma la mancanza di residua fiducia reciproca. Secondo la stampa palestinese Abu Mazen è stato costretto (dietro pressioni Usa) a rivedere più volte la lettera destinata a Netanyahu. In essa, si afferma da parte palestinese, accusa Israele di operare in contrasto con la visione dei 'Due stati per i due popoli'. In un messaggio pubblico Abu Mazen ha anche accusato Israele di aver svuotato di contenuto l'Autorità nazionale palestinese, mediante una serie di imposizioni e di 'fatti compiuti' sul terreno. Per la ripresa di negoziati, secondo il Rais, occorre che Netanyahu si impegni ad un accordo definitivo di pace basato sulle linee armistiziali in vigore nel 1967 e al congelamento dei progetti di colonizzazione in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Da parte sua un ministro israeliano, Dan Meridor (Likud),ha oggi sollecitato Abu Mazen a tornare al tavolo dei negoziati e ad abbandonare le iniziative condotte di recente in forum internazionali fra cui l'Onu. I palestinesi devono prendere decisioni difficili ha aggiunto. "Per una soluzione ci vorrebbero statisti del calibro di Anwar Sadat o del re Hussein di Giordania". Ma nel contesto della 'primavera araba' - mentre in diverse capitali della regione si lanciano slogan contrari a qualsiasi normalizzazione con lo Stato ebraico - e mentre Hamas continua a predicare da Gaza una linea di confronto ad oltranza é difficile prevedere che Abu Mazen possa mostrare cedimenti.Israele intanto - mentre tiene in qualche modo in vita i contatti con Ramallah - sembra molto più interessato a seguire gli sviluppi dei colloqui fra il gruppo dei Paesi 5+1 e i negoziatori iraniani. I contatti preliminari di Istanbul hanno deluso Netanyahu e oggi il ministro della difesa Ehud Barak ha dunque ribadito che l'opzione militare resta sul tavolo.

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