sabato 28 aprile 2012
Israele non è 'legittimato' dalla Shoà Einat Wilf
Di Einat Wilf http://www.israele.net/
Vi sono coloro – troppi – che pensano che senza la Shoà non esisterebbe
Israele. La maggior parte di costoro lo pensa in buona fede. Lo stesso
presidente americano Barack Obama, nel suo “discorso al Cairo” del 4
giugno 2009 disse che “il riconoscimento delle aspirazioni degli ebrei a
un focolare nazionale è radicato in una tragedia storica che non può
essere negata”.Il presidente americano voleva prendere posizione contro il negazionismo
parlando proprio in una capitale del mondo arabo. Ma non ha capito che,
ribadendo l’azzardata equazione che lega la nascita di Israele alla
Shoà, avrebbe solo riattizzato la motivazione a negare la Shoà da parte
di coloro che continuano a sostenere, come hanno sempre fatto, che
Israele non sarebbe uno Stato legittimo.La negazione della Shoà, la sua minimizzazione (“sei milioni è una cifra
esagerata”), la sua equiparazione (“esistono altri genocidi e pulizie
etniche, la Shoà non è diversa”), il suo ribaltamento (“ciò che i
nazisti hanno fatto agli ebrei è ciò che gli ebrei fanno ad altri”), la
sua marginalizzazione (“anche tanti altri sono stati uccisi durante la
guerra”) o ancora la Shoà per “associazione” (“i palestinesi sono le
vittime collaterali della Shoà”) sono tutte facce differenti del
medesimo tentativo di privare Israele di quella che sembra essere la sua
più forte e inconfutabile fonte di legittimità.La bufala secondo cui i palestinesi sarebbero le “vittime di riflesso
dei crimini commessi in Europa” è forse la più pericolosa di queste
menzogne perché può apparire del tutto logica a un orecchio non
avveduto. Secondo questa favola, dopo la seconda guerra mondiale, quando
divenne chiaro che la soluzione finale non era stata finale e che gli
ebrei sopravvissuti non erano ben accetti in Europa, gli europei
avrebbero deciso di “scaricare” i “loro” ebrei addosso agli arabi
indifesi che vivevano nei paesi sotto il controllo dell’Europa
colonialista. Questa soluzione, comoda per l’Europa, avrebbe portato
allo sfollamento di centinaia di migliaia di arabi palestinesi che si
sarebbero ritrovati da allora senza terra e sotto occupazione.Ma non è vero che Israele esiste perché ad un tratto gli europei
avrebbero deciso di riversare i loro ebrei in un Medio Oriente
colonizzato. Israele esiste perché gli ebrei hanno ardentemente voluto e
costruito la sua esistenza ben prima della Shoà. Il moderno Stato
d’Israele esiste perché gli ebrei che l’hanno creato si sentivano i
discendenti degli israeliti e dei giudei che furono sovrani in questa
terra nei tempi antichi, e hanno pagato un prezzo altissimo per
preservare la propria esistenza come popolo. Il moderno Stato d’Israele
esiste perché per secoli, per millenni, gli ebrei hanno tenuto in vita
l’aspirazione alla Terra d’Israele terminando il Seder di Pessah (il
rito pasquale) con l’augurio: “l’anno prossimo a Gerusalemme”. Il
moderno Stato d’Israele esiste grazie alla visione di pensatori e leader
ebrei che seppero capire come gli sconvolgimenti in corso tra la fine
del XIX e la prima metà del XX secolo offrissero la possibilità di
trasformare la speranza messianica del ritorno in Terra d’Israele in un
progetto politico concreto, e furono capaci di mobilitare simpatie e
sostegno attorno al loro progetto.Israele ha visto la luce dopo la seconda guerra mondiale non “grazie”
alla Shoà, ma grazie alla dissoluzione dell’Impero Britannico.
Esattamente come India e Pakistan sono arrivati all’indipendenza in
quegli stessi anni senza nessuna Shoà, lo stesso sarebbe accaduto per
Israele. Pensare che solo quel “male assoluto” contro gli ebrei avrebbe
potuto conferire legittimità a uno Stato per gli ebrei equivale a negare
agli ebrei ciò che viene normalmente riconosciuto a tutti gli altri.Prima o poi il popolo ebraico avrebbe creato il proprio Stato, sull’onda
della liberazione dei popoli in tutto il mondo. La sua visione, la sua
determinazione, il suo lavoro e la sua volontà di battersi per il
proprio Stato avrebbero garantito comunque il risultato. Presentare
Israele come frutto della Shoà significa negare il sionismo, il che
significa sottrarre agli ebrei la loro solidarietà, la loro storia, i
loro legami storici con la Terra d’Israele e il loro desiderio di
ristabilirvi la propria indipendenza. Il che significa cancellare tutto
ciò che è stato scritto, fatto e realizzato dal sionismo prima della
seconda guerra mondiale. Il tutto per fare d’Israele una sorta di
progetto coloniale scaturito dal senso di colpa degli europei, invece di
quello che è realmente: il progetto di liberazione nazionale di un
popolo autoctono che reclama l’indipendenza sulla propria terra natale.Quando commemora la Shoà, Israele non piange soltanto ciò che è stato,
ed è perduto. Piange anche la più grande tragedia, la più grande
sconfitta del sionismo. Nessun israeliano si sogna di “rallegrarsi”
della Shoà come d’una fonte di legittimità del suo Stato. Gli israeliani
piangono la visione di uno Stato che avrebbe potuto essere la casa di
tantissimi altri, ormai irrimediabilmente scomparsi.“Mai più”, si proclama dopo la Shoà. Non è per via della Shoà che il
sionismo ha voluto uno Stato per gli ebrei. Ma è grazie al fatto che
questo Stato oggi esiste che la Shoà non avverrà mai più. (Da: Israël-Infos, 20.4.2012)
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