lunedì 7 maggio 2012


Non siamo originali

Chiedo scusa se torno ancora una volta sul tema del Moked appena concluso, il ruolo della donna nell’ebraismo, ma c’è un aspetto che non mi sembra sia stato finora preso in considerazione a sufficienza: quanto i discorsi che di solito si propongono come ebraici sono davvero tali? Prendiamo per esempio una tra le argomentazioni più tipiche che si sentono: le donne non hanno bisogno di determinate mitzvot, o di ricoprire determinati ruoli, perché hanno un livello spirituale più alto di quello degli uomini. Questa concezione della donna viene presentata spesso come una specificità ebraica. Ebbene, alcuni mesi fa ho sentito le medesime argomentazioni, quasi con le stesse identiche parole, nell’ambito di una discussione tra i miei allievi di prima liceo (circa sedicenni) riferite al ruolo della donna nella religione cattolica. Niente di male se si elaborano le stesse riflessioni tra gli appartenenti a religioni diverse, ma se in ambito cattolico si dicono le stesse cose diventa duro sostenere che si tratti di valori specificamente ebraici. A me pare piuttosto che si tratti di valori che gli ebrei hanno assimilato in passato da altre culture: temo che a volte per paura dell’assimilazione di oggi ci si adagi sull’assimilazione dei secoli passati e la si accolga senza troppo senso critico. Al Moked Daniela Ovadia ha dato un’efficace dimostrazione visiva di questo paradosso mostrando due foto relative al bat mitzvà, che rappresentavano rispettivamente un gruppo di ragazzine vestite di bianco e una ragazzina che leggeva il Sefer Torà, chiedendo poi provocatoriamente al pubblico quale delle due apparisse più ebraica. Per quanto l’immagine della ragazzina in tallit possa apparirci strana io non avrei dubbi a scegliere la seconda, dato che la prima di ebraico non ha assolutamente nulla. Quante volte si rischia di scegliere il nulla per paura del poco o del nuovo?Anna Segre, insegnante, http://www.moked.it/

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