Dubbi, paure, pensieri e speranze durante Yom Kippur
Leonardo Aseni - 25 settembre 2012 http://www.linkiesta.it/
Con le sue spiagge, i suoi club aperti tutti la notte, i suoi
ristoranti affollati che servono prosciutto e gamberetti, Tel Aviv è una
città nota più per la sua vita allegra e spensierata che per la sua
spiritualità. E mentre gli ultraortodossi spenderanno il loro Yom Kippur
nelle sinagoghe pienissime per la ricorrenza, gli ebrei laici saranno
più propensi a trascorrere la giornata dell’Espiazione a guardare la tv
in casa o ad andare in giro in bicicletta per le strade vuote del paese.
Viceversa a Gerusalemme, il silenzio regnerà sulla città; non una
macchina in giro, quiete e pace assoluta. Ed è questa la festività più
sacra ed importante del calendario ebraico; questo giorno
dell’Espiazione, dove ogni ebreo chiede perdono per i propri peccati
commessi durante l’anno passato, è accompagnato da un digiuno di 24 ore
che rappresenta la purificazione per l’anno nuovo. Sebbene la maggior
parte degli israeliani ebrei non siano religiosi, questa giornata viene
rispettata da tutti. I molti ebrei che si considerano laici e non si
recano mai in sinagoga, osservano il digiuno e vanno al tempio, dove è
molto difficile trovare un posto a sedere se non l’hai prenotato con
largo anticipo.Non ci sono trasmissioni radio o televisive, gli aeroporti vengono
chiusi, non ci sono mezzi di trasporto pubblico, e tutti i negozi hanno
la serranda abbassata. È maleducazione mangiare in pubblico o guidare un
veicolo a motore seppur non vi è alcun divieto legale, ma in pratica
tali azioni non sono viste di buon occhio, fatta eccezione per i servizi
di emergenza.Nel corso degli ultimi decenni, andare in bicicletta o a cavallo, usare i
pattini in linea per le strade vuote è diventato molto comune tra i
giovani israeliani laici, soprattutto alla vigilia di Yom Kippur.Ma cosa rappresenta per i non religiosi questo giorno? Forse una
semplice giornata di assoluto riposo, forse l’unico giorno diverso dagli
altri durante tutto l’anno; forse dedicano la giornata al proprio
corpo, alla propria anima, pensano a se stessi, al proprio passato e
futuro. Ognuno si ferma.
Ho come l’impressione che questo Kippur sarà diverso dagli altri che ho
trascorso. Per me sarà il primo in Eretz Israel, la terra dove ho scelto
di vivere e forse sarà diverso anche per molti israeliani che
penseranno alle sorti imminenti del proprio paese, pronto ad attaccare
l’Iran e ad immergersi in un conflitto dalle conseguenze spaventose.
Siamo e sono tutti preoccupati ma di certo pronti e consapevoli di
quello che ci aspetta. Probabilmente ci saranno giorni bui davanti a noi
e la guerra potrebbe non esser circoscritta solamente al campo di
battaglia ma viceversa riguarderà anche la nostra popolazione civile.Nell’immaginario collettivo tornerà nella mente di ognuno di noi la
Guerra dello Yom Kippur, quest’anno più che mai. Quel giorno di 39 anni
fa, ci fu un attacco a sorpresa da parte degli egiziani e dei siriani
rispettivamente nel Sinai e sulle alture del Golan, conquistate da
Israele nel 1967. In quella guerra persero la vita 2297 soldati
israeliani. Anche domani migliaia di soldati non potranno stare a casa
con le loro famiglie ma vigileranno i nostri confini.
Quel 6 ottobre del 1973, mente si celebrava il Kippur, un ufficiale
rivolgendosi al Primo Ministro Golda Meir, disse: “Signora Primo
Ministro, abbiamo ricevuto la conferma che attendevamo; le forze armate
dell’Egitto e della Siria, ci attaccheranno oggi pomeriggio”. “Non ci
sono più dubbi?”, chiese Golda Meir. “Nessuno Signora Primo Ministro”,
replicò l’ufficiale, “Il generale Moshe Dayan le chiede immediatamente
il permesso di muovere le nostre forze per prevenire l’attacco”. Rispose
Golda Meir: “Dica al generale Dayan che non ho cambiato idea.
Aspetteremo. Chi attacca può avere dei vantaggi iniziali ma ha sempre
torto. Se colpiamo per primi non avremo l’aiuto di nessuno”.La strategia israeliana prevedeva un attacco preventivo a fronte
dell’avanzata del nemico e si basava per la gran parte sull’affidabilità
dei servizi segreti israeliani. Questa mancanza di un attacco
preventivo fu criticata duramente, anche
per l’alto numero di morti sul versante israeliano (tre volte superiore
alla Guerra dei Sei Giorni), e ritorna nei nostri pensieri anche oggi.
Gli interrogativi sono: cosa fare? Quanto ancora deve aspettare Israele
per attaccare l’Iran? Gli Stati Uniti ci supporteranno nell’attacco o
saremo soli? A che punto è il nucleare iraniano? Quando inizierà la
guerra? Domande che ognuno di noi si pone intensamente.
Ecco un video brevissimo della terribile Guerra di Yom Kippur, 6 ottobre 1973.
http://www.linkiesta.it/blogs/i-tuoi-figli-ritorneranno-entro-i-loro-confini-geremia-31-17/dubbi-paure-pensieri-e-speranze-d
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