sabato 6 ottobre 2012
Brutti film e libertà d’espressione
Di Hagai Segal, http://www.israele.net/
Settembre è un mese ad alto rischio per le relazioni fra America e
islam. Nel settembre 2001 le Torri Gemelle a New York vennero distrutte
da un commando terrorista islamico. Nel settembre 2012 milioni di
manifestanti musulmani hanno distrutto la libertà d’espressione in
America.I violenti, sanguinosi tumulti di fedeli musulmani hanno impaurito la
superpotenza democratica, al punto da spingerla a mandare i suoi agenti
di polizia ad arrestare il dilettantesco autore di un ambiguo filmetto.
Ufficialmente è stato arrestato per aver violato i termini della sua
libertà vigilata, ma non c’è bambino, in California come a Bengasi, che
si sia bevuto questa goffa scusa. Nakoula Basseley Nakoula è stato
arrestato a causa del suo film, non perché ha navigato illegalmente su
internet.L’amministrazione Obama aveva il dovere di proteggere la libertà di
esprimersi di Nakoula e di ripetere semplicemente la consueta massima
sul diritto che ha la gente di dire (anche) sciocchezze. E invece i
portavoce dell’amministrazione hanno condannato il film anti-islamico
quasi con la stessa veemenza con cui condannavano i tumulti contro di
esso. Persino dopo il brutale assassinio dell’ambasciatore americano in
Libia e l’assalto all'ambasciata americana al Cairo, i collaboratori di
Obama hanno continuato a chiedere scusa.Il club dei film brutti, negli Stati Uniti e in occidente, è pieno di
film assai più insultanti e ingiuriosi de “L’innocenza dei musulmani”.
Il papa è rimasto profondamente offeso da innumerevoli film, a partire
dal “Jesus Christ Superstar” del 1973 fino ai vari “L’ultima tentazione
di Cristo” (1988) o “Paradise Faith” (2012). Ma non ha aizzato milioni
di cristiani a bruciare le ambasciate e ammazzare ambasciatori in giro
per il mondo cattolico. E non si è visto un solo ebreo protestare
davanti alle ambasciate americane dopo l’uscita, nel 2004, della
“Passione di Cristo”, un film che dipinge gli ebrei come un popolo
traditore e violento. In Vaticano e nei Rabbinati sanno bene che
l’autore dei film di Hollywood non è il presidente degli Stati Uniti.
Cristiani ed ebrei protestano, come è loro diritto, ma lo fanno con gli
editoriali sui giornali e nei talk-show radio-televisivi. Evidentemente
rabbini e sacerdoti sanno bene che la libertà di espressione, in
America, è un principio quasi religioso.Lo sanno anche i predicatori islamici, ma preferiscono fare i finti
tonti allo scopo di terrorizzare il mondo intero. Capi di moschee hanno
istigato le masse a scatenare tumulti per intimidire l’occidente e
costringerlo a smetterla di criticare i modi violenti di coloro che
venerano il profeta Maometto. Loro si ritengono autorizzati a proclamare
ogni venerdì che gli ebrei sono figli di scimmie e maiali e che i
cristiani sono deprecabili infedeli. Agli altri, invece, non è permesso
nemmeno uno scherzo o una vignetta sui santi dell’islam. Hanno scelto di
recitare la parte dei pazzi furiosi affinché nessuno osi impicciarsi o
anche solo cercare di discutere con loro. A quanto pare, per ogni
singola caricatura danno fuori di matto.“Sono orgoglioso di queste proteste”, ha dichiarato di recente alla
radio il parlamentare arabo-israeliano Ibrahim Sarsur, del partito
Ta'al-Lista Araba Unita. Certo che ne è orgoglioso: il comportamento
dell’America e dell’occidente nell'affare del filmetto anti-islamico è
motivo di grande orgoglio per questi arabi. (Da: YnetNews, 3.10.12)
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