Ma quanto è pesante l'equidistanza! Giuliano Pisapia, sindaco di Milano,
a capo della giunta arancione (Pd, Sel, Federazioni comunisti, liste
civiche, pezzi di Udc), aveva dimostrato, lo scorso anno, di avere idee
chiare sulla questione israelo-palestinese: questo e quello per me pari
sono. A giugno 2011 anno aveva risposto picche ai centro sociali, suoi
elettori, schierati contro una mostra israeliana Unexpected Israel, vale
a dire Israele inatteso: la kermesse si farà, aveva dichiarato, deciso,
il sindaco, promettendo analoga attenzione ai palestinesi. Come da
programma, Palazzo Marino patrocina il festival Philistiniat, apertosi
ieri e fino a sabato, che promuove la cultura palestinese. Solo che nei
biglietti di invito, gli organizzatori palestinesi, come ha raccontato
ieri Repubblica Milano, si sono lasciati prendere da un eccesso di
orgoglio nazionale: ci hanno stampigliato un logo in cui lo «Stato»
palestinese ingloba quello attuale israeliano, inclusa Tel Aviv. Un
guaio perché come ha protestato Andrea Jarach, editore, «Tel Aviv è
gemellata con Milano». Uno scivolone colpevole: «I simboli contano ed è
triste constatare la disattenzione ai temi della pace da parte della
giunta». A cui si è aggiunto lo sdegno di un consigliere della comunità
ebraica Yoram Ortona conciso ma durissimo: «Vergognoso, non ci sono
parole».Lo scivolone rischia di mettere a repentaglio l'approccio
arancione alle differenze che ha connotato un anno e mezzo di giunta
Pisapia ma soprattutto il suo successo elettorale del maggio 2011. Il
sindaco aveva infatti riportato una clamorosa vittoria contro Letizia
Moratti, già sopravanzata al primo turno e poi strapazzata al
ballottaggio, perché aveva saputo tenere assieme, più con la sua persona
che col suo programma, mondi diversi, talvolta agli opposti: la
borghesia dei quartieri del centro stanca di berlusconismi e i centri
sociali occupati, vaste aree cattoliche agganciate candidando personaggi
significativi messi in lista e la sinistra radicale da cui egli stesso
proveniva, la forte ed influente comunità ebraica e anche gli islamici
con i «Musulmani per Pisapia» di Fabio Piccardo. Non per nulla, il primo
giorno da sindaco di Pisapia era stato caratterizzato da un
rassicurante intervento sul giornale di riferimento della borghesia
meneghina, ovvero il Corsera, e una visita a Norina Brambilla, vedova
del comandante partigiano Giovanni Pesce, icona letterale (nel senso che
compare nei graffiti) dei centri sociali del capoluogo lombardo.Questo
delicatissimo gioco di equilibri, che ha rischiato di spezzarsi fra
cattolici e sinistra radicale nel caso recente delle unioni civili,
rischia ora di entrare in crisi con la dicotomia fra comunità ebraica e
centri sociali dai quali era partita la dura contestazione della mostra
israeliana e contro la quale si erano addirittura richiamati i valori
della Resistenza , quasi che gli ebrei milanesi non stessero esattamente
da quella parte. E dire che si trattava di una mostra sui kibbutz, un
incontro con lo scrittore David Grossman, una performance della cantante
Noah, ma tant'è. Ora il trappolone del simbolo della grande Palestina,
una visione che nega tout court l'esistenza della Stato di Israele,
mette in seria difficoltà Pisapia che era da poco reduce da una lunga e
articolata visita a Gerusalemme e Tel Aviv, ampiamente documentata da Il
Mosaico, giornale online della comunità israelita milanese.http://www.italiaoggi.it/
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