venerdì 5 ottobre 2012

I palestinesi intrappolano Pisapia 

Ma quanto è pesante l'equidistanza! Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, a capo della giunta arancione (Pd, Sel, Federazioni comunisti, liste civiche, pezzi di Udc), aveva dimostrato, lo scorso anno, di avere idee chiare sulla questione israelo-palestinese: questo e quello per me pari sono. A giugno 2011 anno aveva risposto picche ai centro sociali, suoi elettori, schierati contro una mostra israeliana Unexpected Israel, vale a dire Israele inatteso: la kermesse si farà, aveva dichiarato, deciso, il sindaco, promettendo analoga attenzione ai palestinesi. Come da programma, Palazzo Marino patrocina il festival Philistiniat, apertosi ieri e fino a sabato, che promuove la cultura palestinese. Solo che nei biglietti di invito, gli organizzatori palestinesi, come ha raccontato ieri Repubblica Milano, si sono lasciati prendere da un eccesso di orgoglio nazionale: ci hanno stampigliato un logo in cui lo «Stato» palestinese ingloba quello attuale israeliano, inclusa Tel Aviv. Un guaio perché come ha protestato Andrea Jarach, editore, «Tel Aviv è gemellata con Milano». Uno scivolone colpevole: «I simboli contano ed è triste constatare la disattenzione ai temi della pace da parte della giunta». A cui si è aggiunto lo sdegno di un consigliere della comunità ebraica Yoram Ortona conciso ma durissimo: «Vergognoso, non ci sono parole».Lo scivolone rischia di mettere a repentaglio l'approccio arancione alle differenze che ha connotato un anno e mezzo di giunta Pisapia ma soprattutto il suo successo elettorale del maggio 2011. Il sindaco aveva infatti riportato una clamorosa vittoria contro Letizia Moratti, già sopravanzata al primo turno e poi strapazzata al ballottaggio, perché aveva saputo tenere assieme, più con la sua persona che col suo programma, mondi diversi, talvolta agli opposti: la borghesia dei quartieri del centro stanca di berlusconismi e i centri sociali occupati, vaste aree cattoliche agganciate candidando personaggi significativi messi in lista e la sinistra radicale da cui egli stesso proveniva, la forte ed influente comunità ebraica e anche gli islamici con i «Musulmani per Pisapia» di Fabio Piccardo. Non per nulla, il primo giorno da sindaco di Pisapia era stato caratterizzato da un rassicurante intervento sul giornale di riferimento della borghesia meneghina, ovvero il Corsera, e una visita a Norina Brambilla, vedova del comandante partigiano Giovanni Pesce, icona letterale (nel senso che compare nei graffiti) dei centri sociali del capoluogo lombardo.Questo delicatissimo gioco di equilibri, che ha rischiato di spezzarsi fra cattolici e sinistra radicale nel caso recente delle unioni civili, rischia ora di entrare in crisi con la dicotomia fra comunità ebraica e centri sociali dai quali era partita la dura contestazione della mostra israeliana e contro la quale si erano addirittura richiamati i valori della Resistenza , quasi che gli ebrei milanesi non stessero esattamente da quella parte. E dire che si trattava di una mostra sui kibbutz, un incontro con lo scrittore David Grossman, una performance della cantante Noah, ma tant'è. Ora il trappolone del simbolo della grande Palestina, una visione che nega tout court l'esistenza della Stato di Israele, mette in seria difficoltà Pisapia che era da poco reduce da una lunga e articolata visita a Gerusalemme e Tel Aviv, ampiamente documentata da Il Mosaico, giornale online della comunità israelita milanese.http://www.italiaoggi.it/


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