Nobel - Una tradizione lunga un secolo
martedì 16 ottobre 2012
Sono
passati 107 anni da quando lo scienziato tedesco Adolf von Baeyer vinse
il Premio Nobel per la Chimica, primo ebreo a ottenere il noto
riconoscimento assegnato dall’Accademia reale di Svezia: un risultato
ottenuto grazie ai suoi studi su un tema molto caro proprio alla
tradizione ebraica, le proprietà chimiche della colorazione indaco (il
tekhelet, che viene nominato decine di volte nella Torah, come colore
utilizzato per tingere gli tzitzit, le frange degli scialli rituali, e
le vesti del Gran Sacerdote). A rinnovare la tradizione che vede
numerosi scienziati ebrei comparire nel prestigioso albo, quest’anno è
il medico americano Robert J. Lefkowitz, che insieme al collega Brian
K. Kobilka ha conseguito il Nobel per i suoi studi sui recettori
accoppiati alle proteine G, sostanze presenti sulla membrana cellulare
e fondamentali nella comunicazione di messaggi molecolari tra cellule
(dal riconoscimento degli ormoni ai segnali nervosi). Lefkowitz e
Kobilka sono stati premiati per aver scoperto che “il recettore in
questione è assimilabile a quello presente nell’occhio che cattura la
luce”, e che pertanto “esiste un’intera famiglia di recettori che si
assomigliano e lavorano nello stesso modo”, come spiega il sito del
Nobel. “Era scritto nel mio destino che diventassi un medico – aveva
raccontato Lefkowitz, che lavora al Howard Hughes Medical Institute
della Duke University Medical Center, al giornale della sua università
la scorsa estate – E’ stato il mio sogno sin dalla terza elementare.
Non lo baratterei con niente altro al mondo”.La notizia della
vittoria è arrivata all’indomani del riconoscimento del lavoro di un
altro scienziato ebreo, francese stavolta, Serge Haroche, 68enne di
origine marocchina, che ha ottenuto il Nobel per la Fisica insieme allo
statunitense David Wineland, per le straordinarie scoperte che hanno
permesso “di misurare e manipolare singoli sistemi di quanti”.“Quando
l’Accademia mi ha telefonato per annunciarmi che avevo vinto stavo
passeggiando con mia moglie. Ho sentito il bisogno di sedermi su una
panchina prima di raccontarle la novità” ha ammesso Haroche raggiunto
dal quotidiano francese Le Figaro. Le sue ricerche, che si sono
concentrate sui fotoni, le particelle di luce, hanno dimostrato che è
possibile ottenere risultati in contrasto con le leggi della fisica
tradizionale, risultati che potrebbero condurre a novità
inimmaginabili, come dei computer superveloci.Delusi anche
quest’anno invece gli scrittori israeliani, fra tutti Amos Oz e Avraham
Yehoshua, considerati da molti anni vicini all’ambito riconoscimento
che un cittadino dello stato ebraico ottenne per l’ultima volta nel
1966 (si trattava di S.Y. Agnon): a vincere il Nobel per la letteratura
è stato il cinese Mo Yan.Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked, http://www.moked.it/
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