sabato 27 ottobre 2012
Perché mai la giovane Sharmeka
Moffitt abbia deciso di inscenare un attacco del Ku Klux Klan, questo è nella
mente degli dei e della ragazza che speriamo guarisca bene e presto dalle
orribili bruciature che si è autoinferta. Certo ha segnalato all'America e al
mondo due temi: nonostante i decenni di leggi di parità e un presidente nero,
la popolazione afroamericana soffre il trauma della violenza razzista, e la
rappresenta drammaticamente. In secondo luogo, il nome del Ku Klux Klan è tale
da far saltare su tutta l'informazione, il suo fantasma è tuttora gigantesco,
come quando alla fine degli anni '80 la cronista si mise le gambe in spalla per
visitare in Louisiana il capo della famigerata organizzazione razzista,
assassina abitudinaria di neri innocenti. Si chiamava David Duke,! così si
chiama ancora mentre inopinatamente viene fotografato durante alcune
manifestazioni con Occupy Wall Street, un movimento di sinistra. Sorprendente? Non più di tanto, se si prende in considerazione che Duke dal folto pubblico
dichiara che ama quella gente che condanna le banche ebraiche internazionali
che tengono l'America prigioniera, i banchieri sionisti come Bernanke che hanno
fatto perdere agli americani il 50 per cento dei loro soldi mentre Israele
guadagna tanti shekel. Il Ku Klux Klan, comunque si travesta, nel razzismo non
è cambiato. È enormemente cambiato invece, nel numero e anche nel tono, il suo
iniziale patrimonio di una decina di milioni di segregazionisti negli anni
venti, la sua forza omicida che costringeva i neri a rinchiudersi in casa
quando il buio invece invitava a uscire gli incappucciati con le croci in
fiamme, le pistole, i coltelli si è via via ristretto fino a farci valutare che
gli iscritti alle varie associazioni del Kkk siano ! fra i 3000 e i 5000. La
loro leadership è impallidita, le fusioni fra vari «Cavalieri tradizionali» e
il «Kkk per la nazione Ariana», oltre, che so, al «Vero invisibile impero dei
Cavalieri» di questa o quella località dell'America meridionale hanno fatto
diminuire i loro gruppi da 221
a 152. Tuttavia sotto questo evidente declino legato alla
disgustosa ferocia omicida dei loro attacchi, un nocciolo duro cerca
continuamene di costruire un fronte terrorista duro. Sembra che si curi di più
di avere domani la possibilità di un vero, grande attacco terrorista che
vendichi la delusione della integrazione americana ormai molto avanzata, quasi
perfetta, che di costruire come fanno tutti i gruppi e gruppetti una forma di
comunicazione web che gli garantisca la sopravvivenza almeno fa i pazzi anti
neri e antisemiti.Di certo, quando incontrai Duke,
era in corso un'operazione di restauro legata al declino ormai in corso. Anche
lui lo trovai già tutto rifatto rispetto alle immagini note: aveva naso
piccolo, mascella volitiva, capelli lisci e biondi, insomma un ariano perfetto,
in una casa ariana col prato verde e due bambine bionde che, come è mai
possibile, diceva Duke, devono condividere la mattina lo school bus con delle
ragazzine nere di ambiente diverso, diversa educazione. Ma un ariano moderato,
candidato alle elezioni, più volte impicciato in vicende politiche svariate per
cercare di stare a galla, macchiato da storie di soldi. Duke fece la parte del
mostro moderato, spiegò che il Klan non era anti nero, ma pro bianco, e
soprattutto pro cristiano. Era un altro Ku Klux Klan, nel senso che cercava di
mascherare l'odio dietro una maschera di decenza che non mi bevvi nemm! eno per
un minuto, tanto che alla fine dell'incontro gli dissi guardandolo negli occhi,
con voce melliflua, calpestando la sua erbolina rasata, che ero niente meno che
ebrea. Non battè ciglio, ma gli occhi gli si velarono, balbettò che era
un'altra cultura, che se ne doveva star tranquilla a casa sua come gli afro
americani, che poi alla fine era il sionismo il nemico perché era
antiamericano.Più tardi, corrispondente in
Israele, per fortuna ho avuto un altro contatto con il Klan stavolta per
interposta persona. Un incontro meraviglioso con Marwin Kessler nel kibbutz di
Shilo nei Territori. Marwin, ormai Moshe, settantenne, ormai grande coltivatore
diretto, era l'avvocato dei diritti civili che nel film Mississipi Burning è
interpretato da Gene Hackmann... Mi raccontò dal vero come nel '64 fermò il Kkk
indagando come un santo pazzo nella morte di tre uomini, un prete e un ragazzo
neri ambedue, e un ebreo. Li aveva uccisi il Ku Klux Klan, coadiuvato da una
squallida piccola borghesia di paese. Moshe battè il Kkk, oggi forse anche
grazie a quella vittoria eroica non ce n'è stato bisogno. Il Giornale, 25 ottobre 2012, Fiamma Nirenstein
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