martedì 2 ottobre 2012
Fin da ragazzo ho amato gli Stati Uniti, così lo
Stato di Israele, quest'ultimo senza motivi apparenti, non sono ebreo,
allora non avevo amici ebrei (oggi ne ho alcuni, fra i più cari); gli
ebrei mi piacciono, sono intelligenti, amano lo studio, praticano il
lavoro, certo sono complicati ma accettano di essere dei «sans papier»,
come me. Non sono un guerrafondaio, anzi, se mi dicessero: in Italia hai
il potere assoluto, puoi prendere una sola decisione, ebbene io
eliminerei le forze armate. Le conosco bene, ho lavorato con gli Stati
Maggiori per molti anni, confesso che vederle in queste condizioni,
senza armi, senza motivazioni, irrise, comandate da politici che si
vergognano di loro, costrette a fare gli spazzini per l'inettitudine di
sindaci idioti, mi da profonda tristezza. Un'altra confessione, non temo
l'attuale Grande Crisi, anzi intellettualmente sono a mio agio, so che
durerà molti anni ancora, però sono certo che più sarà dura, più molti
di noi ne usciranno umanamente migliori; immagino se non ci fosse stata:
i miei amati nipoti sarebbero diventati come gli orrendi «scandinavi».
Un solo rammarico, avrei preferito che la gestissero altri leader, meno
colti, meno tronfi di poterla risolvere con le solite ricettine
ammuffite. Pazienza, non si può avere tutto.Spesso mi pare di
tornare bambino, agli anni '40, di giorno la nostra vita era normale,
papà in officina, alla Fiat, si cenava facendosi prima il segno della
croce (lo facevano per me, papà era un socialista fabiano, mamma
anarchica). Verso le 23 suonava la sirena, si scendeva nel rifugio,
all'inizio avevamo paura, poi ci abituammo: la mamma faceva la maglia,
papà studiava la grammatica inglese, io giocavo con le biglie. Non è
cambiato nulla, ora dalle 20 alle 24 dobbiamo ascoltare le banalità che
si scambiano Merkel, Hollande, Monti, vedere la disperazione di Rajoy,
scoprire la crassa ignoranza di Cameron, osservare i balletti dei
supponenti Draghi e Weidmann (finti nemici), subire le orrende sciarpe
dell'algida Christine Lagarde (come rimpiango il puttaniere Dominique
Strauss-Kahn!), assistere a spezzoni della campagna elettorale
dell'altro paese amato, costretto a scegliere fra due inetti
certificati. Con leader di tal fatta, temo la teocrazia iraniana che,
quatta quatta entri in possesso dell'atomica e attacchi Israele, come
dichiara apertamente dal podio più alto il suo leader, nell'osceno
silenzio di costoro. Se avvenisse crollerebbe l'unica Danzica («nec
temere, nec timide») di un Occidente eunuco, capace di misurare la sua
dignità secondo indici idioti come lo «spread», con leader che
manipolano il Libor, che confondono la libertà coi «bonus», che delegano
a un filosofo francese bollito le scelte strategiche di un continente
un tempo nobile.Qualsiasi cosa decida Israele io starò con lei.
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1 commento:
Bello!
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