venerdì 9 novembre 2012
Festival Cinema Israele: Kolirin narra horror della routine
(ANSAmed) - Roma, 7 nov - ''Il mio e' un film horror senza
l'horror''. A parlare e' Eran Kolirin, regista israeliano di
grido, presente in questi giorni a Roma nell'ambito del Festival
del cinema israeliano e di argomento ebraico promosso
dall'Istituto Pitigliani. Il suo lungometraggio 'The Exchange',
proiettato alla Casa del Cinema, affronta il vuoto esistenziale
e la paura di vivere, che quotidianamente viene imbrigliata e
mascherata dalla routine. Ad ANSAmed, Kolirin racconta come e'
nato questo film, la sua seconda prova alla regia, e anche di
come affronta le aspettative di critica e pubblico, altissime
dopo il successo internazionale del suo primo lavoro, 'La Banda'
(2007).
''Dopo aver girato 'La Banda' ho viaggiato molto: promozione,
festival, presentazioni. Mi sono trovato spesso da solo, lontano
da casa e ho avuto parecchio tempo per riflettere sulla mia vita
e su quali siano per me gli elementi basilari del cinema. L'idea
successiva e' stata quella di costruire un film utilizzando
questi elementi. 'The Exchange' e' nato cosi'''.
Il film narra di Oded, un dottorando in fisica all'Universita'
di Tel Aviv, che all'improvviso si rende conto del vuoto della
propria esistenza e inizia a sfidare le convenzioni sociali con
comportamenti stravaganti e grotteschi. La componente ''horror''
di cui il regista parla e' costituita dalla routine che
scandisce la vita di ognuno, e dall'abisso sottostante. ''La
nostra esistenza - aggiunge Kolirin - e' costretta e plasmata
dall'architettura: il modo in cui una casa e' costruita
determina il modo in cui vive chi la abita. Allo stesso modo, se
una strada e' dritta, chi la percorre andra' dritto. Ma se si fa
un passo indietro e si osserva tutto cio', come fa il mio
protagonista, quello che emerge e' la paura di vivere''.
Il tono e' molto lontano da quello commovente e un po' buffo di
'La Banda': eppure, ''questi film si assomigliano molto'',
assicura Kolirin. ''Io sono la stessa persona, parlo delle
stesse cose. I paragoni tra i miei due lavori mi infastidiscono,
perche' spesso sono superficiali''. La reazione di pubblico e
critica nei confronti di 'The exchange' e' stata duplice. Lo
scorso anno, a Venezia il film e' stato accolto da molti
applausi, ma anche qualche fischio. Malgrado gli sporadici
'buu', tuttavia, questa seconda opera di Kolirin si iscrive
senz'altro in quel filone fortunato del cinema israeliano
contemporaneo che negli ultimi tempi sta spopolando in tutte le
principali rassegne internazionali. Un fenomeno che il regista,
premiato a Cannes e in molti altri festival, spiega come ''una
combinazione di due fattori. Da una parte, i film stessi: negli
ultimi anni in Israele ne sono stati girati di piu' e inoltre
nell'industria cinematografica e' in corso un ricambio
generazionale che porta una ventata di freschezza. Dall'altra
parte, in Europa il cinema israeliano e' diventato l'ultima
moda. Ma questo aspetto e' insidioso: le mode prima o poi
passano''.
Etichette:
L'angolo del cinema
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento