giovedì 8 novembre 2012
di Khaled Abu Toameh http://www.israele.net/
Perfino il Presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas non
sembrava rendersi conto che stava aprendo un vaso di Pandora quando ha
detto giovedì scorso che non vuole tornare alla sua città natale di
Safed e che uno stato palestinese sarebbe costituito solo nella West
Bank, nella striscia di Gaza e a Gerusalemme est.I commenti di Abbas, fatti durante un’intervista con Channel 2, hanno
scatenato un’ondata di critiche senza precedenti da parte di molti
palestinesi ed arabi.Egli è accusato di “rinunciare al diritto al ritorno” per milioni di
profughi palestinesi e alcuni dei suoi rivali politici hanno addirittura
richiesto la sua esecuzione per “alto tradimento.”Quello che ha sorpreso Abbas è stato il fatto che le dure condanne non
venivano solo da Hamas e dai gruppi radicali palestinesi, ma anche da
altri palestinesi, tra cui alcuni dei suoi alleati politici dell’OLP.Semmai, le molteplici denunce mostrano che i palestinesi rimangono
fortemente opposti a qualunque tipo di concessioni ad Israele,
specialmente per quanto riguarda il “diritto al ritorno” dei profughi
alle case che avevano in Israele.Ma Abbas stesso è parzialmente responsabile del fatto che i palestinesi
sono stati radicalizzati fino al punto che vedono qualsiasi discorso
di compromesso con Israele come un atto di “alto tradimento.”Nel corso degli anni, Abbas ha ripetutamente dichiarato che il “diritto
al ritorno” è sacro ed è una “linea rossa ” che nessun palestinese
dovrebbe osare attraversare.In varie occasioni, lui ed altri alti funzionari PA hanno rassicurato i
profughi che la leadership palestinese non avrebbe mai abbandonato il
loro “sacro” diritto.Nonostante le rassicurazioni, gli oppositori di Abbas hanno continuato a
mettere in dubbio la sua vera posizione riguardo al “diritto al
ritorno." Il presidente PA è già stato criticato per essersi opposto ad
una terza intifada e per aver trasformato la sua organizzazione in un
“appaltatore” per lo stabilimento della sicurezza israeliana nella West
Bank.I suoi commenti a proposito dei profughi hanno ora fornito ai suoi
nemici palestinesi ed arabi ulteriori munizioni che saranno usate contro
di lui.Un Abbas sprezzante si è ora spostato in una posizione di controllo dei
danni di fronte alle crescenti proteste contro di lui e le sue
politiche.In una serie di dichiarazioni negli ultimi tre giorni, Abbas ha negato
con veemenza le accuse di aver abbandonato il “diritto al ritorno” dei
profughi.Giudicando dalla sua reazione, rimane l’impressione che Abbas rimpianga
di aver anche solo rilasciato un’intervista ad un organo dei media
israeliani.Il suo portavoce Nabil Abu Rudaineh, ha cercato di spiegare che
l’intervista con Channel 2 era volta soprattutto a “colpire l’opinione
pubblica israeliana.”In altre parole, il portavoce sta dicendo a palestinesi ed arabi che
Abbas dice agli israeliani quello che vogliono sentire –cioè che i
profughi palestinesi non ritorneranno alle loro vecchie abitazioni in
Israele.Abbas sta ora accusando Hamas di incitamento contro di lui sul problema dei profughi.Egli si vede come la vittima di una “cospirazione” escogitata insieme a
Hamas e al governo israeliano per vanificare il suo sforzo per
migliorare lo status di uno stato palestinese questo mese all’ONU.Eppure le spiegazioni di Abbas e i tentativi di chiarire la sua
posizione riguardo ai profughi sembrano fino ad oggi non essere state
recepite.I leader e i politici israeliani che si sono precipitati ad accettare i
commenti di Abbas probabilmente non si rendono conto di avergli causato
anche più danni tra i palestinesi e gli arabi.Molti palestinesi stanno ora dicendo apertamente che Abbas non ha un
mandato del suo popolo per fare concessioni ad Israele, particolarmente
sull’esplosivo caso dei profughi.Come ha spiegato un articolista palestinese, “Abbas non parla a nome dei
6.000.000 di profughi” quando dice che non vuole ritornare a Safed.La controversia sui commenti di Abbas significa che molti palestinesi
sono contrari alla richiesta di statalità che Abbas farà all’ONU alla
fine di questo mese. Egli cerca il riconoscimento dell’ONU di uno stato
palestinese “solo” entro le linee pre-1967 – un’idea cui molti
palestinesi ed arabi si oppongono perché vogliono “liberare tutta la
Palestina.”La richiesta di Abbas per uno stato potrebbe quindi tornare indietro
come un boomerang e rendere ancora più profonde le differenze tra i
palestinesi.Lo scandalo pubblico sui suoi commenti è una prova ulteriore che nessun
leader palestinese ha un mandato dal suo popolo per fare alcuna
concessione a Israele.(Da: Jerusalem Post, 04.11.12)
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