giovedì 29 novembre 2012

 Per non restare un’anonima – Lettera da Tel Aviv

Per non restare un’anonima.
Non riesco a dormire.
I miei sensi sono in allerta. Il rumore del vento. Lo stridere di un pneumatico: tutto si trasforma in rumore di sirena, di allarme.Oggi, ieri e ieri l’altro sono diventata un bersaglio. Come i miei concittadini.Non sono armata, non sono colpevole di nulla. Salvo di una cosa: sono israeliana.Questo unico termine mi mette in pericolo. Agli occhi dei media stranieri sono “soltanto un’israeliana”.Se muoio, non diranno la mia età. Se muoio diranno: un’israeliana è stata uccisa.Non diranno assassinata. Diranno uccisa. Non diranno una civile, diranno semplicemente “un’israeliana”.
Comincia il calcolo. Gli innocenti muoiono. Palestinesi ed Israeliani.
Il giornalista parla a voce bassa, banale e banalizzante. Il giornalista mette emozione e immagini là dove si deve. La manipolazione comincia.Allora vi spiego perché io, Nora, sono diventata israeliana.Vengo da una famiglia di ebrei non praticanti. Il mio ebraismo? E’ nelle mie radici e nella mia cultura ben più che nella mia religione. Celebriamo le feste principali come l’anno nuovo o la nostra pasqua ma non per questo onoriamo Shabbat.  La religione è una questione intima, non si discute in modo aggressivo. La mia religione è personale, è la mia spiritualità, il mio legame interiore con l’esterno. Allora come sentirsi ebrea e non religiosa?Sono cresciuta in Francia, ho frequentato la scuola pubblica. Conoscevamo tutti le origini degli uni o degli altri o almeno le nostre “religioni”.Avevo 12 anni quando un’ex compagno di classe mi incrocia per strada e mi grida: “sporca israeliana!”.Io che vedevo Israele soltanto attraverso i media, o nelle parole rassicuranti dei miei genitori, non sapevo cosa significava. Senza contare che sono nata in Francia, quindi sono… francese.Improvvisamente un dubbio: ero proprio francese?
Ma ringrazio quel bambino, quell’adolescente che, senza saperlo, ha trovato per me la soluzione ai miei problemi d’identità.Mi è stato spesso chiesto se mi sentivo “più francese o più ebrea”.Oggi posso finalmente dire : “francese E israeliana”. Sarebbe bastato che mi si chiedesse se mi sentivo “francese E ebrea” e sarei rimasta in Francia.
Nel mondo d’oggi, dove tutto si muove e si mescola ininterrottamente, si deve ancora incollare un’etichetta nazionale…Mio padre è italiano, di origine spagnola, mia madre è francese, d’origine russa. Il mio compagno è israeliano, di madre russa e padre egiziano. Ho un’amica francese ed israeliana, d’origine tunisina ed algerina. Anche i miei due fratellastri hanno origini algerine. Un’altra amica israeliana è d’origine marocchina ed irachena. La lista è lunga.Ma è poi così importante?Grazie quindi a quell’adolescente che, facendomi prima piangere, è riuscito a smuovere il mio inconscio. Ho cancellato lo “sporco” dell’insulto e sono diventata “israeliana”.
Forse questo vi scioccherà ma sono un’israeliana per la pace. E così siamo in tanti. Solo che di noi non si parla.E quando i razzi cadono a raffica sul mio paese, quando corro in calzini nel rifugio durante l’allarme, prego affinché si trovi una soluzione a questo eterno conflitto.E’ così facile criticare le azioni di un paese attraverso le immagini. Lo so. L’ho fatto.Ci fu un tempo in cui detestai Israele Mi successe anche quando ci andai con i miei genitori per i miei 13 anni. Mi vergognavo di essere ebrea. Sognavo di essere come gli altri, di festeggiare Natale, di avere tutta la famiglia attorno a me (e non in diaspora), di non saltare la scuola per Kippur, Pessah o Rosh Hashana.
Ma come ha detto la mia migliore amica : tutti vogliamo essere come l’altro. Lei che, poiché francese, sognava di avere origini straniere.Ho poi avuto la fortuna di scoprire la vera passione della mia vita : il teatro.Allora oggi, o domani, se muoio, non sarò una semplice israeliana ma: Nora, figlia di 25 anni, attrice, regista, civile francese ed israeliana, dalle molteplici origini, assassinata da Hamas mentre militava per la pace.
Come i civili palestinesi. Abbiamo tutti il diritto all’onore dei nostri nomi, tutti quando siamo morti.Non siamo mosche che si schiacciano una per una.
Amici giornalisti o voi, amici di Facebook, fate attenzione a quel che dite, a quel che scrivete.  La pace e la guerra, l’odio e l’amore: tutto è possibile. Avete un’arma in mano. Un’arma che vi sembra invisibile ma che fa molti danni: l’arma della propaganda.Potete scegliere tra promuovere la violenza e la paura o la speranza e la pace.Il potere del rispetto dell’essere umano è ormai nelle vostre mani, poiché sembra che la mia parola d’ebrea non abbia alcun potere persuasivo in questo orribile conflitto…Nora, Tel Aviv, 17 novembre 2012
Nell’agosto 2009 Nora ha lasciato Parigi per il kibbutz  Ma’agan Michael. Ha ottenuto la nazionalità israeliana nel febbraio 2010 e da allora vive a Tel Aviv.http://www.lavalledeitempli.net/

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