martedì 13 novembre 2012
Tea for Two - Aliyah stories
Quando
una delle mie più grandi amiche ha fatto l'aliyah, abbiamo
organizzato una cena d'addio in un ristorante e ho un vago ricordo di
pannocchie. Avevamo quattordici anni, ancora ignare di molte
delusioni ma non digiune da bocconi amari. Credevamo di avere il
sapere in tasca e di aver provato il livello massimo di dolore,
disappunto, disperazione e fase babbuino. Leggevamo libri che
sembravano manuali di auto-aiuto per adolescenti e io guardavo a
ripetizione Bridget Jones e tenevo un diario segreto dalla copertina
rossa: un giorno pieno di parole fiduciose verso la vita, quello dopo
con strani istinti distruttivi. In un momento del genere,
solitamente, se la tua migliore amica parte dopo solo tre anni di
conoscenza, vale la frase di Mina "Sai come si dice, va' e sii
felice". Ma l'adolescenza, oltre ad essere un vespaio e la fase
in assoluto nella quale si spende di più per vestirsi ottenendo
risultati tra il disastroso e il ridicolo (ho dei pantaloni
nell'armadio che lo testimoniano), è anche il momento nel quale si
ha la forza e l'energia per far andare le cose in maniera
inaspettata. Allora l'aliyah della nostra amica è diventata una
risorsa in più, una finestra aperta nello stanzino angusto della
crescita. Delocalizzandoci ci siamo unite, dandoci una speranza: se
andava male sarebbe potuta andare meglio, vivendo uno sliding doors
continuo e consapevole. Per non parlare poi dei reciproci viaggi,
ogni volta carichi di tesori, storie, bauli di novità, fiumi di
inchiostro. Un'atmosfera sospesa nella quale non si apparteneva ad un
posto; non eri niente e allo stesso tempo eri tutto. Noi amiche
aspettavamo l'arrivo dall'Oriente come un carico di spezie, tra
pianti e pigiama party. Cd, giornali scandalistici israelianiani,
caramelle gommose permesse in un mondo di gelatina animale, orecchie
di Aman a Purim e quaderni con la copertina da destra a sinistra.
Perfino i compari del liceo aspettavano questo arrivo: "La tua
amica è già qui?", perché sapevano che sarei tornata a scuola
con qualche gadget e tante storie. Mi piacerebbe scriverle diluite, a
poco a poco, farle raccontare anche all'amica magari davanti a un the
(Wissotzky, ovviamente). Aliyah stories.Rachel
Silvera, studentessa
– http://www.moked.it/
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