domenica 2 dicembre 2012
Per la cultura ebraica le
coincidenze di date non sono mai casuali; anche quando un evento
luttuoso si sovrappone ad uno lieto (per esempio con la distruzione
degli ebrei minacciata da Hamman di cui si ha notizia intorno a Pesach,
per cui Ester e tutto il popolo digiunano al posto di celebrare il
seder), la suggestione della data offre comunque un barlume di speranza.Cosa dobbiamo pensare di un’Assemblea Generale dell’ONU che vota un
riconoscimento il 29 novembre, data in cui la stessa Assemblea approvò
nel 1947 il piano di spartizione che permise a Israele di nascere? Oggi
il voto sulla Palestina appare come una sconfitta diplomatica per
Israele, e anche la scelta della data suona come una voluta
contrapposizione, ma forse anche in questo caso la coincidenza offre un
barlume di speranza: se a Israele il 29 novembre ha portato fortuna,
perché non sperare che porti fortuna anche ai palestinesi? Perché non
sognare uno Stato palestinese libero e democratico al fianco di
Israele? Perché non augurargli di crescere e prosperare? A me pare che
questo augurio non possa che essere condiviso in particolare da tutti
coloro – come me e molti altri, credo la stragrande maggioranza degli
ebrei italiani - che credono in uno Stato d’Israele ebraico e
democratico (esistono forse altre soluzioni che permetterebbero a
Israele di conservare nel lungo periodo contemporaneamente l’identità
ebraica e la democrazia? Se ci sono nessuno me le ha mai spiegate). E
allora si può dissentire sul come e sul quando, si può essere
preoccupati per le conseguenze immediate, ma non si può fare a meno di
sognare che tra 65 anni la Palestina possa guardare indietro alle
difficoltà superate e ai traguardi raggiunti con lo stesso legittimo
orgoglio con cui oggi Israele può guardare indietro a quell’altro 29
novembre. E immaginare che un giorno festeggeranno tutti insieme le due
date coincidenti. Chissà, forse anche questa non sarà una favola.Anna
Segre, insegnante, http://www.moked.it
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