lunedì 3 dicembre 2012
L'Europa divisa
Il voto del 29 novembre
sull'ammissione della Palestina alle Nazioni Unite come paese
osservatore ha messo a nudo l'inesistenza dell'Unione Europea come
entità politica. Infatti, 14 paesi, fra cui l'Italia, hanno votato a
favore, mentre 13 paesi non lo hanno fatto, di cui 12 astenuti, e uno
contrario. Infondata e fuorviante, dunque, la pretesa che abbiamo letto
in diversi reportage giornalistici e commenti politici, che il voto
dell'Italia si sia allineato su quello della grande maggioranza dei
paesi europei. Il voto dell'Italia, semmai, è quello che ha determinato
una maggioranza di paesi favorevoli allo stato palestinese all'interno
dell'Unione Europea, maggioranza che altrimenti non ci sarebbe stata.
Ma lo sfascio politico della UE è ancora più evidente se si confrontano
le scelte dei diversi paesi in occasione dell'ultimo voto all'ONU con
quelle di un anno fa sull'ammissione della Palestina come paese membro
dell'Unesco. Dei 27 paesi membri dell'UE, 10 hanno votato in entrambe
le occasioni a favore della Palestina: Austria, Belgio, Cipro,
Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Spagna; otto
paesi si sono astenuti in entrambe le votazioni: Bulgaria, Estonia,
Lettonia, Polonia, Regno Unito, Romania, Slovacchia e Ungheria; un
paese ha votato due volte contro, la Repubblica ceca. Otto paesi,
invece, hanno modificato il loro voto: uno, la Slovenia, è passato da
voto favorevole all'Unesco a astensione all'ONU; tre paesi, Germania,
Lituania e Olanda, sono passati da voto contrario a astensione; tre
paesi, Danimarca, Italia e Portogallo, sono passati da astensione a
voto favorevole; e uno, la Svezia, da voto contrario all'Unesco a voto
favorevole all'ONU. L'Unione Europea si smembra dunque in ben sette
diverse modalità di voto ripartite su due turni. Ci sembra legittimo
chiederci se queste diverse modalità riflettano una relazione più
generale di timore e di dipendenza dei paesi europei nei confronti del
mondo musulmano, nel senso sia della presenza islamica, sia delle
future prospettive d'investimento nei rispettivi paesi. Certo,
un'Europa tanto politicamente incoerente non può aspirare ad un serio
ruolo nella soluzione dei problemi del Medio Oriente.Sergio Della Pergola,
Università Ebraica di Gerusalemme,http://www.moked.it/
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