martedì 4 dicembre 2012
Non vorrei che, intenti come
talvolta siamo ad identificare l'antisemitismo più significativo con
l'antisionismo e solo con quello, ci sfuggano dei segnali assai
inquietanti del ribollire, nella crisi economica e culturale in cui ci
troviamo, di un antisemitismo di stampo nazista che
sempre più si rafforza e si legittima. Per parlare solo di quanto
succede in Italia, vediamo che tal Rutilio Sermonti può rivendicare sul
quotidiano Rinascita il fatto di continuare con la penna e con
l'insegnamento la battaglia iniziata decine di anni fa aderendo alla
Repubblica di Salò e contro gli stessi nemici (per intenderci, gli
ebrei). Insegnamento che, in questo stesso articolo, si concretizza in
violentissimi attacchi antisemiti. Deliri esibizionisti e senili di cui
non bisognerebbe far troppo conto? lo credevo anch'io fino a non molti
anni fa, ma ora sto decisamente cambiando idea. Quello che mi sembra
temibile, infatti, non è tanto il fatto che ci sia una fascia di
popolazione antisemita, ma che essa si sia ormai talmente legittimata
da sfilare tranquillamente per le strade di Roma e da scrivere non più
anonimamente sul web ma con tanto di firma sui quotidiani. A quando la
nascita di un partito politico dichiaratamente antisemita anche nel
nome? E in questo contesto colpisce sfavorevolmente come un segnale di
degrado culturale, non posso fare a meno di dirlo, il fatto che uno
scrittore di valore e certo neppure lontanamente sospetto di
antisemitismo possa, in un articolo di ieri sul Corriere della Sera,
recensendo un romanzo su Ezra Pound, accettare, o per lo meno
riprendere, senza prenderne le distanze, dall'autore che recensisce la
teoria che agli artisti tutto sia consentito, anche appoggiare
Mussolini e la Repubblica di Salò e scatenarsi in violentissime
diatribe antiebraiche mentre milioni di ebrei venivano sterminati. So
che è una vecchia polemica, ma credo che sia necessario fare un po' di
chiarezza su questo punto: infatti, se non possiamo non
condividere il fatto che Céline e Pound siano stati grandi
artisti, non crediamo tuttavia che questo giustifichi la loro azione
politica, esattamente come non crediamo che Céline e Pound non debbano
essere considerati grandi artisti per il fatto che erano antisemiti e
appoggiavano Hitler. Oppure pensiamo che esiste una morale politica per
gli artisti ed una per quanti artisti non sono? e che gli artisti siano
al di sopra delle leggi e della morale, "al di là del bene e del male"? Anna Foa, storica, http://www.moked.it/
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