mercoledì 23 gennaio 2013

In Israele vince la voglia di vivere un Paese normale

Poco prima che ieri sera incominciassero a uscire i dati, l'amministrazione americana ricordava che il suo approccio al processo di pace non sarebbe cambiato, quale fosse stato il voto in Israele: destra o sinistra a Gerusalemme, gli Stati Uniti insisteranno per una soluzione che preveda la nascita di uno Stato palestinese. Lo avevano detto anche gli inglesi nel pomeriggio e continua a pensarlo qualsiasi governo o organizzazione internazionale coinvolta nel problema.Ma ieri gli israeliani non hanno votato pensando alle preoccupazioni del mondo in questa regione: o quanto meno la maggioranza non lo ha fatto. Per loro la questione fondamentale andando al voto era sociale ed economica: quali riforme fare e con chi, per una società più aperta e anche più uguale. L'ipotesi di una coalizione di destra e di centro, cioè con il partito-sorpresa di queste elezioni, Yesh Atid di Yair Lapid, un personaggio abbastanza nuovo sulla scena politica, potrebbe rispondere a queste richieste sociali.Tendiamo a stupirci quando in Israele la gente vota come nel resto del mondo, pensando al salario e alla pensione; ci sembra incredibile che anche gli israeliani possano restare vittime di un incidente stradale. Pensiamo sempre che il Paese non possa mai uscire dalla condizione di straordinarietà nella quale, spesso, si pone con le sue stesse mani.Ma la questione che interessa la comunità internazionale rimane. L'alleato americano, gli europei, gli arabi e il resto della comunità internazionale chiederanno a Israele di dare delle risposte sulla trattativa con i palestinesi. Anche gli arabi hanno delle responsabilità per questo stallo ma Barack Obama ha detto chiaramente di ritenere sia Netanyahu il primo colpevole. Le alternative "creative" che il voto di ieri sera offre – la prevista coalizione Likud-estrema destra o una può moderata con Lapid - offrono solo risposte al problema economico di Israele. Per la maggioranza del Paese, la questione palestinese non viene percepita come un problema: durante la campagna è stata un tema marginale del dibattito elettorale. Tzipi Livni che l'aveva invece sollevata con insistenza, ha ottenuto solo 7 posti alla Knesset. Nel 2009, ancora alla guida di Kadima, aveva vinto le elezioni con 28 seggi, uno più del Likdud, ma le mancavano i numeri per formare una coalizione di centro-sinistra. Ora, con il suo nuovo piccolo partito, rischia di restare fuori dalla Knesset.Matematicamente il voto di ieri sera dice che potrebbe essere possibile anche una grande coalizione dal Likud, al centro, fino ai laburisti. E' quello che gli Stati Uniti e la comunità internazionale vorrebbero vedere. Ma al momento non è niente più di un sogno.http://www.ilsole24ore.com/

 

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