mercoledì 23 gennaio 2013
Israele, per Netanyahu vittoria amara I centristi di Lapid ago della bilancia
Chi aveva seguito il pigro svolgersi di una campagna elettorale
poco appassionante perché dall’esito già scritto è stato scosso
all’impovvisso dal terremoto che ha squassato la scena politica
israeliana. King Bibi è stato detronizzato, una primavera fiorita
all’improvviso gli ha scippato scettro e corona. Sarà premier per la
terza volta ma il suo partito, Likud-Beitnau, è precipitato da 42 a
circa 31 seggi dopo averne ambiziosamente sognati 48. I dati per ora sono approssimativi. I seggi sono chiusi ma ci
vorranno ore per conoscere i risultati. La sconfitta di Netanyahu però è
certa così come è certo il nome del vincitore di questa partita, Yair
Lapid, l’ex conduttore televisivo lanciatosi in politica pochi mesi fa
con il partito Yesh Atid e giunto secondo con un bottino di circa 19
seggi. L’altro vincitore, il campione della destra a destra del Likud
Neftali Bennett, era atteso da qualche settimana. I sondaggi davano lui
in crescita esponenziale ai danni di Bibi, disegnando un paese che si
allontanava radicalmente dalla tradizione socialista dei kibbutz.
Invece, pur essendosi piazzato bene e conquistando circa 12 seggi,
Bennett superstar, che a un certo punto sognava quota 15/18, cede il
passo a Lapid. Lo scenario politico a questo punto è confuso ma i messaggi degli
israeliani sono chiarissimi. Primo: Bibi ha esaurito la sua carica, se
sia perché a un certo punto sembrava ossessionato dalla sicurezza o
perché dopo ha completamente cancellato dai sui discorsi qualsiasi
accenno alla questione palestinese poco conta. Gli elettori, confusi o
delusi, devono aver pensato che a difendere le colonie ebraiche fosse
meglio Bennett e che per occuparsi delle diseguaglianze economiche fosse
più credibile Lapid (che di sinistra nel senso classico non è).
Secondo: Israele è deluso dai suoi politici tradizionali ma non dalla
politica e contrariaramente alle aspettative è andato a votare in massa.
Terzo: l’ipotesi di una sterzata a destra è stata smentita, certamente
gli israeliani hanno votato per le proprie tasche e non per i negoziati
di pace (praticamente assenti nel dibattito elettorale) ma hanno
preferito il centro alle ali radicali dei due blocchi contrapposti.
Tutti e tre i messaggi sono diretti a King Bibi che a questo punto deve
accontentarsi di un premier di consolazione. francesca paci inviata in israele http://www.lastampa.it/
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