giovedì 10 gennaio 2013
L'antisemitismo e il mondo antico
Degno
di attenzione un volume recentemente apparso in Germania, nel quale
l’autore, Volker Herholt, si impegna in un’attenta analisi del
fenomeno dell’antisemitismo nel mondo antico, ai fini di una più
meditata comprensione dell’intrinseca natura del velenoso fenomeno
storico (Antisemitismus in der Antike. Kontinuitäten und Brüche
eines historisches Phänomens).L’autore
parte da una constatazione di fondo, ossia la presa d’atto che di
antisemitismo, relativamente al mondo pagano precristiano, non si
parla mai, o quasi mai, giacché il termine, o i suoi equivalenti,
sia pure variamente intesi, risultano adoperati soltanto a partire
dall’avvento del cristianesimo, che avrebbe introdotto il
pregiudizio ideologico verso il popolo mosaico, ritenuto
integralmente e perpetuamente responsabile per non avere voluto
riconoscere quel Messia la cui venuta diceva di attendere, e di
averlo anzi messo a morte. Secondo le ricostruzioni correnti, questa
contrapposizione, dopo avere segnato di sé tutti i secoli del Medio
Evo e dell’età moderna, si sarebbe quindi trasformata, a partire
dall’Illuminismo, nelle nuove forme di ostilità antigiudaica,
diverse da quella di matrice teologica, e tuttavia a questa
direttamente collegata, in quanto evidentemente nutrite dalla
millenaria predicazione di odio e intolleranza.Herholt
nota quindi che, nella storiografia dominante, la storia del popolo
ebraico, e, soprattutto, dei rapporti verso di esso da parte delle
altre culture e civiltà, apparirebbe spezzata da una netta cesura,
segnata dall’avvento del cristianesimo (dapprima col suo
consolidamento dottrinale, fin dal secondo secolo, e, ancor più, con
la sua vittoria politica, con Costantino), evento che determinerebbe
un chiaro spartiacque, valevole a separare le vicende tra un ‘prima’
e un ‘dopo’: e le indagini sull’antisemitismo sarebbero così
state tutte confinate nel solo spazio cronologico del ‘dopo’,
quello del ‘tempo cristiano’, giacché, prima di esso, il
fenomeno non sarebbe esistito.Questa
impostazione, però, secondo Herholt, sarebbe errata, dacché
l’avvento del cristianesimo non avrebbe affatto segnato la
‘nascita’ dell’antisemitismo, ma unicamente una sua
risignificazione ideologica, sia pur particolarmente importante e
significativa, la quale non avrebbe fatto altro che fornire nuovi
pretesti ideologici e nuovi strumenti di giustificazione a una forma
di ostilità (l’ostilità antiebraica) che già sarebbe esistita
nel mondo pagano. La storiografia sarebbe quindi in difetto, dal
momento che si sarebbe costantemente schierata nel senso di una netta
cesura e discontinuità storica tra era pagana e cristiana, che non
troverebbe adeguato riscontro nella realtà, e parrebbe anzi
contraddetta dalle numerose testimonianze (soprattutto Tacito, e
alcuni passi di Cicerone, Ovidio, Orazio, Giovenale, Marziale) di un
pregiudizio antiebraico presente anche nell’antichità pagana.Le
conclusioni di Herholt, però, nonostante la serietà dell’impegno
profuso, e l’onestà intellettuale dell’autore, sono da
respingere. I coloriti giudizi antiebraici degli autori pagani
riportati (come quelli tratti dal quinto libro delle Historiae di
Tacito: “teterrima gens”, “despectissima pars serventium”, la
“gens supestitioni obnoxia, religionibus adversa”, “proiectissima
ad libidinem”, il “genus hominum invisum deis”) appartengono
semplicemente al ricco panorama della letteratura polemica romana
contro barbari e peregrini, e non hanno proprio niente a vedere con
quello che siamo abituati a chiamare antisemitismo. Gli ebrei si
presero, nel mondo pagano, la loro buona dose di insulti e invettive,
come tutti gli altri popoli, ma non divennero mai una gente
maledetta, segnata da un indelebile marchio di Caino, come sarebbe
avvenuto in età cristiana.La
cesura (il “Bruch”) tra il mondo pagano e l’era cristiana,
nonostante le obiezioni di Herholt, esiste, e tra la giudeofobia
‘politica’ degli autori pagani e quella ‘teologica’ dei Padri
della Chiesa c’è una netta, innegabile differenza qualitativa. Ma,
anche chi non voglia scorgerla, dovrebbe per lo meno provare a
confrontare i due fenomeni sul piano quantitativo, per poi cercare di
spiegare l’impressionante lievitazione dell’antigiudaismo a
partire da un certo momento storico: quanti ‘antisemiti’ pagani
ha trovato Herholt, alla fine di un’analisi attenta e minuziosa?
Tacito, un po’ di Cicerone, e poco altro. Quantice ne sono ‘dopo’?
Occorrerebbero molte pagine a fare un elenco solo dei più
noti. Francesco
Lucrezi, storico,
http://www.moked.it/
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