giovedì 24 gennaio 2013
In Israele è finita l'era dei kibbutz??????
“Una cooperativa, senza sfruttatori e
senza sfruttati. Una comune» L'iscrizione sulla pietra e il patto che
suggellava non sono riusciti a celebrare il centenario.
In un articolo del 18 gennaio scorso,
Davide Frattini descrive con tristezza la fine di un’esperienza esclusivamente
israeliana e lo fa con una tale empatia e con una tale sicurezza che decine di
amici e conoscenti che hanno visitato Israele e hanno avuto la fortuna di
trascorrere persino qualche ora in un kibbuz, mi hanno scritto allarmati e preoccupati.Sasa, il mio kibbuz in Galilea, e’ un
po’ piu’ giovane di Degania: il 14 Gennaio ha compiuto solo 64 anni ma la festa
di compleanno la celebreremo fra una settimana e ci saranno, secondo la nostra
ben radicata tradizione, canti ebraici e americani (per dare onore ai nostri
primi pionieri di Chicago, Milwaukee, New York e dal Canada), brani musicali
eseguiti dai ragazzi del Liceo del Kibbuz, dialoghi tratti dall’archivio sulle
storie e le avventure dei primi anni e naturalmente una cena sontuosa a base di
manicaretti da tutto il mondo cucinati dalle famiglie della comunita’ secondo
la rispettiva provenienza.Poi la sera si aprira’ il Moadon, punto
di incontro dei chaverim - i membri del kibbuz e ci saranno i turni alla sala da pranzo, alla
mungitura e ai pascoli e molti di questi turni saranno eseguiti anche da
studenti che ora vivono a Tel Aviv, a Gerusalemme o a Beer Sheva, da
professori che insegnano in qualche universita’ o college in Israele, dal capo
della fabbrica e dal segretario del Kibbuz (che e’ una sorta di sindaco).Questo succede a Sasa, a Bar Am e
a Iron, a pochi km da qui, fondati anch’essi nel ’49 che contano circa
200 membri votanti all’assemblea e altri 250-300 persone tra bambini,
studenti e ragazzi di leva ma anche a Mishmar HaEmek, un kibbuz vicino a Haifa,
che fu fondato nel 1922 da ragazzi del Movimento Hashomer Hazair della Galizia
e conta oggi 1170 persone.E’ vero,Molti kibbutzim sono stati
privatizzati, sono stati sballottati e travolti da crisi idealistiche e
problemi economici, ma da qui a dire che il kibbuz e’ finito…..sono 80 i
kibbutzim che ancora sono completamente comunitari.Frattini riporta una frase di Yossi
Sarid: “Non si sono mai più ripresi, malgrado il loro contributo
incomparabile alla fondazione e alla difesa del Paese».Come non si sono mai piu’
ripresi?Dieci anni Sasa era arrivato allo stremo
delle forze: le 3000 tonnellate di mele che producevamo, coglievamo e
iscatolavamo ogni anno, il latte, tra i migliori di Israele, il cotone e gli
agrumi non bastavano per mantenere 80 famiglie. Assemblee su assemblee. 170
milioni di dollari di debiti verso le banche. Pensioni dei membri annullate, ma
tutti i giorni ci si incontrava alla sala comune per scambiarsi le idee, si
continuava a lavorare di lena. Ogni festa e ricorrenza, perlomeno una al
mese (noi ebrei siamo stati premiati dal Signore con tante feste da riguardare,
forse per compensare tutte le vicissitudini che sconvolgono a volte le nostre
vite e per darci la voglia di andare avanti!!!!) venivano celebrate con
spettacoli, canti, danze, organizzati dai membri del kibbuz di tutte le eta’.
Non ci siamo dati per vinto.Siamo riusciti a ritirarci su dalle
ceneri come l’Araba Fenice!!!! Nel giro di pochi anni le due fabbriche : Plasan
di blindatura di veicoli contro il terrorismo e SasaTech di materiali di
pulizia ecologici, ci hanno permesso di ricreare il futuro comune: ingrandire
la sala da pranzo e attrezzarla contro i terremoti (siamo in zona sismica
oltretutto), ristrutturare tutti gli spazi comuni, allargare il cerchio degli
studi fino al master e al dottorato, creare un asilo sperimentale musicale,
aggiungere nuovi indirizzi al Liceo Anna Frank: che ora offre ai giovani
dell’Alta Galilea anche l’opportunita’ di una maturita’ in musica e teatro oltre
all’artistica, tecnologica, classica, fisica e matematica.I nostri figli vogliono provare,
mettersi in gioco e scegliere il loro futuro: noi abbiamo lasciato la citta’,
la famiglia, un posto sicuro per seguire un ideale….i giovani hanno il diritto
di scoprire da soli il valore il tesoro nel quale sono nati e cresciuti. Tutto
il buono e il bello che hanno respirato fin dai primi momenti di vita. Spesso
seguono il compagno o la compagna che hanno conosciuto durante il servizio
militare o durante gli studi e si sistemano in citta’. Non sempre questo tipo
di vita e’ adatto a tutti.Anche per la mia famiglia, tanti anni
fa, era incomprensibile che io lasciassi Roma, una casa dove c’era di tutto e
molto di piu’, per andare a correre su un trattore e cogliere mele e kiwi, a
fare teatro con ragazzi ebrei, arabi, disabili, disagiati, anziani e di culture
diverse……Non mi preoccupa il fatto che non c’e’
nessun politico che viene dalla societa’ kibbuzzistica, alle prossime elezioni.
I kibbutzim sono l’1 % della societa’ israeliana. Non abbiamo bisogno a tutti i
costi di politici!Sarei piu preoccupata se non ci fossero
piu’ educatori, artisti, professori, fisici, agricoltori, terapisti,
ingegneri……Tranquilli!Siamo ancora qua!Discutiamo a tutte le assemblee, a volte
riusciamo a convincere gli altri e a volte no. Ma questa e’ la
democrazia. E finche’ ci saranno interrogativi, dibattiti e votazioni c’e’ la
speranza che si possa cambiare qualcosa…e se non e’ in questo giro….basta
aspettare!
Angelica Edna Calo Livne Ph.D.Beresheet LaShalom Foundation
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