improvvisamente mi ritrovai il professor Bassani dietro la cattedra, nella mia classe, quale insegnante di lettere.Si fermò, facendo l’appello, per chiedere ad un mio compagno ch’era tedesco (un bravo ragazzo),come mai fosse finito a Napoli. “Perché mio padre lavora qui.” rispose il ragazzo; “Cosa fa tuo padre?” domandò allora Bassani, “Vende mitragliatrici!” fu la risposta ironica che giunse dagli ultimi banchi, da parte di un compagno che, come tutti noi, aveva ancora vivi certi ricordi dell’ultima guerra, e dei tedeschi in particolare. Ridemmo tutti per quella battuta, fuorché Bassani, al quale forse suscitava più tristi ricordi.
Quelli erano tempi in cui della shoah non si parlava, specialmente nella scuola, non ne aveva mai parlato il professore che avevamo avuto prima, un insigne letterato allievo di Croce, ed io mi aspettavo che lo facesse Bassani. Ma ci fu solo, da parte sua, un timido accenno alle efferatezze compiute dai tedeschi nell’ultima guerra che il Bassani concluse subito chiedendo retoricamente se a noi pareva giusto quello che era accaduto.Resta il dubbio sui motivi che indussero il Bassani ad evitare di approfondire il discorso:forse per la necessità di adeguarsi al silenzio imperante sull’argomento, oppure perché il parlarne avrebbe riaperto in lui una ferita che, come molti ebrei che erano vissuti durante le deportazioni nazifasciste, portava dentro.Il letterato che l’aveva preceduto era anche un dantista accanito e noi tutti pensavamo che, con il nuovo venuto, vi sarebbe stato un ridimensionamento dello studio della Divina Commedia, lasciando più spazio agli autori moderni.Ma Bassani rivelò subito la sua grande passione per il sommo poeta: leggeva Dante con un fervore che pareva ispirato dai versi che recitava come se quei versi fossero nati da lui,in quel momento. C’era una sorta di musicalità in quella lettura che il Bassani non tardò ad esplicitare accostando gli endecasillabi danteschi a certe sinfonie di musica classica come la Nona sinfonia di Beethoven.Veramente questi accostamenti che allora mi parevano azzardati ebbi modo di verificarli più tardi, quando mi ritrovai nell’ultima cantica della Divina Commedia catturato, come non mi era mai accaduto prima, dal lirismo dei versi di Dante, che leggevo con piacere, ad alta voce, anche ricordando le parole di Bassani.Un giorno il Professor Bassani scomparve, così come era venuto, e non ebbi più occasione di vederlo. Seppi poi che aveva pubblicato, quale capo redattore della casa editrice Feltrinelli: Ildottor Zivago e Il gattopardo, lessi di lui Il giardino dei Finzi Contini, opera questa, che gli diede lustro e fama come scrittore, seppi anche che spesso veniva paragonato a Proust e tante altre cose che i suoi biografi oggi ripropongono, in occasione del cinquantenario della pubblicazione del Giardino dei Finzi Contini.Io, invece, qui ho voluto ricordare di Bassani alcuni episodi di vita normale, meno noti, ma non meno utili per conoscere l’uomo, e il poeta.Ho voluto anche ricordare il Bassani professore che, come ogni buon insegnante ha lasciato qualcosa, come il lirismo dei versi di Dante, e la possibilità, da parte mia, di ricordarlo agli amicidi Sullam.di Paolo Camerini, Sullam n. 104
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