domenica 17 febbraio 2013
Calcio - Il modello
Barcellona conquista Israele
Nel calcio non
esistono dogmi, equazioni, principi e sistemi granitici. Il modello
Barca che ha conquistato il mondo, quel tiki-taka diabolico fatto di
tocchi rapidi e precisi ad altissimo tasso tecnico, non è
necessariamente un sistema esportabile. Lo sanno bene i tifosi della
Roma, prima sedotti e poi abbandonati da Luis Enrique e dal suo
'progetto' divenuto tema di perfide parodie. Potevano andare incontro
allo stesso rischio i supporter del Maccabi Tel Aviv con l'arrivo in
panca di Oscar Garcia, ex centrocampista dai piedi buoni ma
soprattutto ex allenatore di quella straordinaria fucina di talenti che
è la cantera da cui sono usciti, giusto per fare qualche esempio
dell'ultima decade, talenti del calibro di Puyol, Xavi, Iniesta e
Messi. Un arrivo in pompa magna, il primo step verso la rivoluzione in
salsa catalana del calcio
d'Israele fortemente voluta dal nuovo
team manager Jordi Cruyff, figlio del leggendario Johan e anch'egli
frequentatore (pur con risultati meno egregi del padre) del fazzoletto
verde del Camp Nou. “Voglio portare gioco, intensità e divertimento.
Sono convinto che col tempo riusciremo a fare qualcosa di importante”.
A sette mesi dallo sbarco all'aeroporto Ben Gurion, accolto da un
gruppetto di tifosi entusiasti che gli chiedevano risultati e bel
calcio, Garcia ha conquistato tutti. Il Maccabi Tel Aviv non è un nuovo
Barcellona – sarebbe un'eresia soltanto pensarlo. Ma, limitatamente a
Israele, è tornato dominatore dopo un periodo insoddisfacente. Gioco
veloce, fitta ed elegante rete di passaggi, ottima prolificità sotto
porta (49 realizzazioni in 22 partite di campionato) sono la ricetta di
una stagione rivelatasi finora esaltante. La classifica, a due terzi di
gare disputate, sembra far propendere per una tranquilla volata finale
con vista scudetto: otto i punti di vantaggio sulla seconda, il Maccabi
Haifa; ben undici sulla terza, l'Hapoel Tel Aviv. L'Hapoel Kiryat
Shmona, il “Chievo di Israele” protagonista lo scorso anno di
un'impresa memorabile, veleggia in posizioni di medio-alta classifica e
non è considerato un pericolo. Garcia è riuscito dove autorevoli
predecessori, venuti dall'Europa per esportare calcio e tornati a casa
a capo chino, hanno fallito. A partire da Lothar Matthaus,
un'esperienza al Maccabi Netanya (2008-2009) non certo passata agli
annali. E ancora Luis Fernandez, trascinatore al Paris Saint-Germain ma
poca cosa alla guida della nazionale con annesso esonero della
Federcalcio per carenza di risultati. Questi i due casi più eclatanti
ma la lista potrebbe essere decisamente più lunga. Così si è arrivati a
pensare che Israele – vuoi per barriere linguistiche, culturali o altro
– non fosse frontiera accessibile per i grandi maestri del pallone che
vi si volevano cimentare. Con Garcia, magnificato dalla stampa locale
dopo mesi di attento e scrupoloso studio, lo scenario sembra adesso
mutato. Tanto che c'è chi già spera nell'arrivo, dalla prossima estate,
di altri nomi illustri pronti a dargli battaglia. Adam
Smulevich –http://www.moked.it/
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