venerdì 1 febbraio 2013

Ho trovato molto bella l’intervista a Claudio Magris di Guido Vitale pubblicata sull’ultimo numero di Pagine Ebraiche. In particolare, mi è molto piaciuta la diagnosi, assai controcorrente, per cui la crisi europea dipenda dalla perdita di “un sano senso di ipocrisia”. Mi pare una brillante definizione del tentativo di civiltà europeo, che, aprendo ad un’ottica universalista, si incammina nel difficile tentativo di contenere pulsioni territoriali e identitarie legittimate, invece, in altri progetti sociali. È pur vero che, spesso, l’Europa si dimentica che l’origine di questo percorso è ebraica e che nessuno come l’ebraismo ha affrontato il tema della sublimazione delle pulsioni profonde dell’animo umano. Ed è anche vero che serve a poco “ricordare” se poi, in Paesi membri dell’Unione, si rimuove la matrice ebraica con progetti di legge per l’abolizione della kasherut o con sentenze giuridiche che paragonano la brìt milà a una mutilazione. Meglio restare sanamente “ipocriti”, facendo finta che alterità e differenze di ogni tipo non diano fastidio. Abbiamo tutti provato, in questi giorni, quale brutta sensazione provochi la perdita di ipocrisia nelle classi politiche.Davide Assael,ricercatore.http://www.moked.it/

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