martedì 12 marzo 2013
Lo
scorso novembre Israele, mentre era impegnato nell’operazione Pillar of
Defence contro Hamas, si trovava a fronteggiare un altro genere di
attacco: quello sferrato dagli hacker di Anymous contro i siti del
governo e i computer di milioni di cittadini israeliani. Un
cyber-attacco coordinato da Anonymous e denominato #OpIsrael, come
espressione di solidarietà ai palestinesi di Gaza, e di condanna di
Israele per i bombardamenti nella Striscia.E’ sorprendente, si legge oggi su The Times of Israel, come hacker
arabi siano riusciti in questo attacco massiccio ai computer e ai siti
israeliani in un momento di tale tensione; ma altrettanto sorprendente,
si legge ancora è il fatto che questo genere di attacchi non abbiano
risparmiato i regimi arabi. Importanti operazioni di hackeraggio sono
state condotte infatti contro quasi tutti i paesi del Medio Oriente,
dalla Tunisia, all’Egitto, alla Siria, all’Arabia Suadita e persino
all’Iran, e provocando, a quanto pare, più danni di quelli di #OpIsrael.Secondo Tal Pavel, docente dell’Università di Tel Aviv, esperto di internet nel Medio Oriente e amministratore del sito Middleeasternet.com
“la preoccupazione principale di Anonymous, e la ragione principale
degli attacchi informatici, è quello di evitare la censura su Internet.
Il credo di Anonymous è quello di promuovere la libertà di espressione
individuale nel mondo, online e fisico “.Pavel è intervenuto all’annuale incontro della Internet Israel Association
(ISOC-IL), dove le migliori aziende leader del settore si sono riunite
la settimana scorsa per discutere delle tendenze future della tecnologia
dei motori di ricerca, della TV, dell’Internet marketing, di giochi e
branding.Anonymous ha spiegato Pavel è un gruppo che si è assunto il compito
di “correggere” gli errori della società, a cominciare dalla censura e
dalla repressione dei governi, fino alle campagne contro l’ingiustizia
sociale, la pedofilia e persino gli UFO.L’identità degli hacker di Anonymous è quasi sempre sconosciuta, ma dal
modo in cui pensano e si comportano, sembra che fra di essi ci siano
molti ragazzini . “Per Anonymous – ha spiegato ancora Pavel – esiste
solo il bianco e il nero, non ci sono zone d’ombra. Tutto è semplice.”Anonymous, osserva Pavel, non è un gruppo organizzato. “Non c’è
nessun tipo di associazione ufficiale, nessun comitato che possa
cancellare dichiarazioni o prese di posizione. Nessuno può pretendere di
essere un portavoce o un presidente. E’ l’anarchia definitiva”. “Ci
sono anche interessi in competizione fra loro, così, mentre vi è un
grande gruppo Anonymous che sostiene l’attacco # OpIsrael contro
obiettivi israeliani, esiste anche una pagina Facebook denominata
Anonymous Israel (in realtà, ci sono nove gruppi Anonymous Israel su
Facebook…).L’unico e ultimo obiettivo di quelli che aderiscono ad Anonymous è
l’impegno per la libertà di Internet. Così, durante l’operazione #
OpIsrael, mentre gli hacker (presumibilmente arabi, turchi, iraniani)
attaccavano i siti israeliani, altri davano istruzioni agli arabi di
Gaza su come comunicare con il mondo esterno nel caso in cui Israele
avesse interrotto i collegamenti via Internet. Cosa che Israele non ha
fatto, a differenza dei regimi repressivi arabi che hanno subito
numerosi attacchi da parte di hacker – operazioni a volte innescate da
una crisi, altre volte no.Agli arabi sauditi, per esempio, Anonymous suggerisce di utilizzare un
software di protezione dell’anonimato chiamato TOR che permette di
navigare su Internet in qualsiasi momento. Chi si dota di questo
software non può partecipare agli attacchi (“Tutta la rete è controllata
dalla vostra polizia ed è troppo semplice per loro individuarvi”), ma
può riferire su quanto sta accadendo nel paese attraverso i social
networks.La tattica preferita da Anonymous è l’attacco DDoS: gli hacker
“ordinano” a decine o centinaia di migliaia di computer di accedere a un
server specifico in un momento specifico con l’obbiettivo di
sovraccaricare il server e così di costringerlo a chiudere. Questa
tattica ha avuto successo in più occasione, soprattutto nei paesi in cui
le reti sono ancora poco sviluppate (in base a quanto riferito dalle
pagine Anonymous su Facebook, gli attacchi DDoS hanno avuto successo in
Egitto, Tunisia, Siria e Pakistan).Secondo il ministro delle finanze israeliano, Yuval Steinitz, nei primi
cinque giorni dell’operazione Pillaof defence, Israele è riuscito a
respingere circa 44 milioni di attacchi DDoS.“Ma se da Anonymous può partire un attacco contro Israele, gli
israeliani non devono sentirsi un target speciale di Anonymous”, ha
detto Pavel. ” Nel corso degli ultimi anni, Anonymous ha attaccato quasi
tutti i paesi del Medio Oriente, nessuno ne è rimasto immune. Gli
israeliani, da questo punto di vista, non devono sentirsi sotto attacco
più degli altri”. Tra le attività dell’ultimo periodo Pavel ha segnalato
un attacco di tipo DDoS alla Cina ( contro la censura, le limitazioni
di accesso a Internet, ma anche contro il lavoro minorile); il tentativo
di cancellare i database dei server australiani (che contengono la
“lista nera” di agenti immobiliari e assicurativi che dovrebbero pagare
una tassa per essere cancellati), un attacco a un canale YouTube che
diffonde video a pagamento di Anonymous e infine l’invito ad aderire
all’operazione “Last Call, to End it All”, ovvero un’operazione per la
distruzione degli attuali sistemi di governo e l’inizio di una “nuova
era”. Per quelli di Anonymous ha concluso Pavel, Israele è solo un paese
in più da “abbattere” – non è migliore o peggiore di altri.http://www.mosaico-cem.it/11/03/2013
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