mercoledì 6 marzo 2013
Ebrei
in Cina
Un
articolo di Pier Francesco Fumagalli, Viceprefetto della Biblioteca
Ambrosiana, pubblicato da Mondo Cinese n. 147 - periodico edito
dalla Fondazione Italia-Cina - narra la storia dei rapporti tra gli
ebrei e la Cina e quella delle comunità ebraiche cinesi. I
primi contatti tra ebrei e cinesi risalgono all’imperatore Taizong
(626-649) che estese il suo dominio verso lo Xinjang e il Tibet. Vi
erano insediamenti ebraici nei porti lungo le rotte che, attraverso
l’India, collegavano la Cina con l’Occidente. Sarà il gesuita
Matteo Ricci a raccontare il primo incontro tra un europeo e un
ebreo cinese; sempre Ricci ebbe contatti con l’antichissima
comunità ebraica di Kaifeng che poi si estinse. Ma molti suoi
manoscritti, acquistati da missionari, oggi si trovano nelle
biblioteche di Cambridge, Oxford, Londra e Dallas. Tra l’Ottocento
e il Novecento giunsero in Cina numerosi ebrei: a Hong Kong, Shangai,
a Harbin. Mentre nelle prime due città la loro presenza fu
determinata dall’espansione coloniale britannica (Hong Kong) e
dallo sviluppo economico (Shanghai); a Harbin giunsero gli esuli
dell’impero zarista. Tra i quali Joseph Trumpeldor, ufficiale
dell’esercito russo, che, dopo l’aliyah, morì combattendo. La
sinagoga di Rabin è stata riaperta al pubblico nel 2005 e
l’Accademia di Scienze Sociali ospita un Centro di Studi
Ebraici. Nel 1990 fu aperto a Pechino un Ufficio di collegamento con
l’Accademia israeliana di scienze e arti e nel gennaio 1992 Israele
e Cina stabilirono relazioni diplomatiche. Fumagalli, infine,
rileva le differenze tra la cultura ebraica e quella cinese ma
evidenzia come entrambe hanno un fondamentale punto di convergenza:
la regola aurea “non fare all’altro ciò che non vuoi che l’altro
faccia a te”.di Tonino Nocera, Sullam n.108
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La storia questa sconosciuta
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