In cornice - Da Boldini a
De Pisis
martedì 12 marzo 2013
La prima metà del Novecento
è il periodo per eccellenza dell'arte ebraica italiana. Oltre ai grandi
nomi, tanti altri hanno creato opere interessanti per poi cadere nel
dimenticatoio dopo la morte. Conviene riscoprirli. Per questo andrebbe
vista la mostra "da Boldini a De Pisis" allestita alla Galleria d'arte
Moderna al Palazzo Pitti di Firenze. E' l'occasione per ammirare delle
belle tele di Roberto Melli e in particolare il ritratto di Zoe
Lampronti Campagnano. La tragicità della figura è accentuata sia
dall'uso di tonalità scure, sia dall'ambiente spoglio, ma soprattutto
dall'essenzialità dei tratti con cui Melli dipinse il viso della donna.
Evidente è l'influenza dell'arte africana e del suo primo estimatore in
Europa, Picasso, ma Melli utilizza quello stile all'interno di un
contesto molto più italiano, molto più classico. Per questo quel viso
squadrato risalta ancor di più. Da leggere con attenzione anche
"Paesaggio biblico" dipinto ormai nel '41 quando le leggi razziste
avevano posto Melli ai margini del mondo artistico. La sensazione è
molto pesante. Sembra che si siano aperte le acque del Mar Rosso, ma
che sulla lingua di terra che si è creata, si stia abbattendo una
tempesta di sassi che vengono dall'alto. Melli sopravvisse alla Shoah e
si unì ai gruppi di avanguardia romana di sinistra del dopoguerra
(Guttuso e altri) continuando a produrre delle tele alcune delle quali
sono in visione a Firenze. Nella mostra è poi esposta un'opera di
Alberto Pisa, di sapore più da fine Ottocento (del resto l'artista morì
all'inizio del Novecento) più divisionista, più imparentato con
Previati, del quale si possono ammirare due tele straordinarie. Dopo
aver visitato la mostra, non resta che godersi la Galleria d'Arte
Moderna stessa, costuita in parte con i lasciti di un maggiorente della
Comunità di Firenza, Leone Ambron.Daniele
Liberanome, critico d'arte,http://www.moked.it/
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