martedì 12 marzo 2013

Tea for Two - Leo, Erich e la lunga strada da percorrere
C'è un preciso e rarissimo istante nel quale capisco che senso ha frequentare la facoltà di Lettere: quando, dalla seggiola vicino ai miei colleghi, mi viene una voglia immotivata di piangere. Non è un pianto di chi sente un carco di dolore dantesco su di sé e nemmeno un pianto di gioia; sono lacrime dense, piene di emozione. Il professore parla, gioca e disegna ghirigori con le parole ed in quel preciso istante vorrei alzarmi, scendere le scale, correre verso la cattedra ed abbracciarlo prima di essere catturata e buttata fuori di peso da qualche studente smilzo simile ad un giunco che si piega e non si spezza. Il corso si chiama storia della critica italiana e il professore è un Fiorello del mondo accademico. Ci descrive un pudico Manzoni che corregge la descrizione troppo ardita di Gertrude, un petite Marcel amico dell'alta società e si immagina Petrarca scandalizzato dal turpiloquio dell'Inferno. Decide di parlarci di due tipetti che al quarto anno di Lettere sono oramai parte della famiglia: Erich Auerbach e Leo Spitzer. Uno tedesco, uno austriaco. Entrambi ebrei, vanno in Turchia per sfuggire alla persecuzione. Entrambi geni da jewish pride alle stelle. Mi piacciono per la loro attenzione alla corporeità. Non sono una così brava con l'astratto. Spitzer durante la Prima guerra mondiale è incaricato dall'esercito austriaco di censurare le lettere dei prigionieri italiani. Leggendo le missive si rende conto che la fame che sentono influenza il loro modo di scrivere; si trova di fronte infatti ad un singolare uso del lessico, prettamente mangereccio (Lettere di prigionieri di guerra italiani). Da questo primo studio ne trarrà poi fuori la critica stilistica. Auerbach invece lo conosciamo per il capolavoro Mimesis, lo studio del realismo nella letteratura dalla Bibbia in poi. Davvero molto ebraico occuparsi di realtà, di nutrimento, di quotidiano. Ascolto e penso quanto sia ancora lunga la strada da percorrere. E vorrei dare un bacino a Leo e uno ad Erich ringraziandoli per tutto questo cibo ancora da assaggiare.Rachel Silvera, studentessa –  http://www.moked.it

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