mercoledì 6 marzo 2013
In cornice - La sinagoga di Damasco
Nell’indifferenza
con cui si consuma la guerra civile siriana, di cui si parla solo
quando i morti ammazzati del giorno superano la media, solo la stampa
israeliana ha riportato la notizia del bombardamento di una delle
sinagoghe più antiche, quella situata nel sobborgo di Jobar a Damasco.
E’ intitolata al profeta Elia e pare sia stata originariamente
costruita oltre 2.000 anni fa: per come appare oggi, lo stile è quello
del medioevo arabo, con ampi archi leggermente a sesto acuto,
impreziositi dall’accostamento di pietre naturali di due colori
diversi. L’ambiente è ricco di antichi lumi, la tevà spettacolare posta
al centro della sinagoga, l’aron incastonato nel muro, il tetto
ottenuto con lunghi tronchi allineati, le vetrate brillanti con i
tipici giochi di colori mediterranei. Qualche soldato di Assad ha
pensato di prendere l’edificio a colpi di mortaio, pensando – chissà –
che fosse il luogo in cui si stava scrivendo la seconda versione dei
Protocolli dei Savi di Sion. Oppure aveva tanto odio in corpo da
colpire qualsiasi cosa di ebraico avesse a tiro. Quando finirà la
guerra civile, dovremo restaurare la sinagoga Jobbar e le altre
danneggiate, perché nessun altro se ne occuperà, né Assad né chi lo
vuole sostituire: nel frattempo non diventiamo anche noi indifferenti
verso quel che accade agli essere umani in Siria e ai segni della
nostra cultura.Daniele Liberanome, critico d'arte,http://www.moked.it/
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