mercoledì 6 marzo 2013

Tea for Two - A passeggio per Testaccio
Girovagando per il mercato di Testaccio, tra vasi e vasi stracolmi di fiori, sono capitata, non tanto per caso, davanti al Macro. Mi piace il Macro, mi piace che abbia accanto una scuola di musica e che non abbia più dentro delle disgraziate ed inconsapevoli mucche. Sembra quasi  una sorta di Meatpacking  District capitolino. Entro e ho mezz'ora prima di correre e imbarcarmi in nuove rovinose avventure. La mostra è Israel Now e sono piuttosto curiosa. Dopo essermi imbambolata di fronte alle foto di soldati di Adi Nes, da anni uno dei miei preferiti, trovo un video che mi lascia stregata: Gefilte fish di Boaz Arad. Classe 1956, insegna alla Bezalel e con quella sua testona pelata è protagonista assoluto delle sue opere. Nel video Gefilte fish intervista sua madre mentre cucina il piatto carattestico degli ebrei ashkenaziti. Osserviamo le mani sapienti della donna (della quale non vediamo mai il volto) che si muovono con quella abitudine caratteristica di chi ha oramai interiorizzato tutte le mosse future. Arad sceglie un momento topico per farle domane sulle sue radici e la sua identità. Una identità in cui il gefilte fish la fa da padrone. La madre sfiletta, mesce e racconta di sé attraverso il piatto che sta cucinando. Il figlio intanto le fa il verso mentre un pappagallo sulla spalla lo disturba. Guardo ipnotizzata la testa di pesce un po' inquietante sul bancone della cucina e sorrido. Mi riconosco in quelle chiacchere fatte ai fornelli. Ogni tanto mi piazzo ancora da mia nonna e mentre infarina, insaporisce e assaggia, indago su di lei, su di me, su di noi. Il gefilte fish però è sostituito da cous cous e hraimi e se mi sposto ancora più in là, dalle kibbeh, regine di tante cene in famiglia. Rachel Silvera, studentessa, http://www.moked.it/

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