giovedì 14 marzo 2013
Se non fosse così penoso sarebbe persino comico
Di Tuvia Book http://www.israele.net/
Benvenuti! Anche quest’anno, in questo periodo, riapre la stagione degli
odiatori di ebrei e dei calunniatori di Israele. Eh già, la Settimana
dell’Apartheid Israeliano. Orsù, celebriamola nei migliori campus
universitari, dalla Columbia ad Harvard a York. Come disse l'umorista
satirico Kirchen, in realtà avrebbero voluto chiamarla
la-settimana-spazza-via-l’entità-ebraico-sionista-dalla-carta-geografica,
ma “Settimana dell’Apartheid Israeliano” suona politicamente più
corretto.Se non fosse così penoso potrebbe essere persino comico. Definire
apartheid Israele è assurdo almeno quanto sostenere che vigono eguali
diritti per tutti i popoli che vivono nei paesi attorno a Israele.Sono cresciuto in Sudafrica, l’unico regime di apartheid che il mondo ha
conosciuto. Ho aspettato il mio scuola-bus (solo per bianchi), per
andare alla mia scuola (solo per bianchi), su una panchina che diceva,
in inglese e in afrikaans: “Fermata d’autobus solo per bianchi”.
Terminate le lezioni, raggiungevo spesso una spiaggia passando davanti a
un identico cartello. Era un regime brutalmente oppressivo dove il
razzismo sancito dallo stato era radicato nelle leggi. Il colore della
pelle era il solo fattore che determinava se uno aveva o non aveva
diritti.Il contrasto fra il Sudafrica dell’apartheid e lo stato d’Israele è
totale. La dichiarazione d’indipendenza d’Israele sancisce l’eguaglianza
di tutti i cittadini, affermando categoricamente che “lo stato
dì’Israele garantirà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a
tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso;
garantirà libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e
di cultura; tutelerà i Luoghi Santi di tutte le religioni”.Se si vuole trovare dell’apartheid, in Medio Oriente, non occorre
cercare molto lontano. La maggior parte dei regimi nella regione dove si
trova Israele praticano alla grande l’apartheid di genere. Giusto la
settimana scorsa l’annuale maratona di Gaza (organizzata dall’Unrwa) è
stata cancellata quando i mullah di Hamas hanno vietato la
partecipazione delle donne. Il Rapporto sullo Sviluppo Umano dalle
Nazioni Unite (un organismo non particolarmente amichevole con Israele)
afferma, a pag. 22: “Le donne nei paesi della Lega Araba soffrono di
ineguale cittadinanza e diseguali diritti legali, spesso evidenti nel
diritto di voto e nei codici giuridici così come nella disuguaglianza di
opportunità che si evidenzia nelle condizioni di lavoro, nelle
retribuzioni e nella segregazione di genere sul lavoro. La loro
partecipazione politica ed economica rimane la più bassa del mondo”.Nel mondo arabo e in Iran l’adulterio è un reato per entrambi i sessi,
ma le donne subiscono punizioni molto più dure. In alcuni di questi
paesi l’adulterio è un reato capitale che prevede la condanna a morte
per lapidazione. Questo è apartheid sessuale.Sicché, amici miei, la prossima volta che qualcuno ricomincia a
snocciolare la vecchia calunnia secondo cui Israele sarebbe “un regime
di apartheid proprio come era il Sudafrica”, rendetevi conto che lo fa
solo perché, dopo la Shoà, non è politicamente corretto dichiararsi
espressamente un ignobile antisemita spandi-odio, intollerante e
analfabeta. Il mondo può tollerare deboli ebrei nel ruolo di vittime del
razzismo; quello che non può sopportare è vedere dei forti ebrei come
esempi di tolleranza, comprensione ed eguaglianza.A tal proposito, vorrei cogliere l’occasione per brindare alla neo
eletta “miss Israele”, Yityish Titi Aynaw, etiope di nascita, che ha
ricevuto il titolo quattordici anni dopo l’incoronazione a “miss
Israele” di Raslan Rana, araba cristiana.Chi è che aveva parlato di apartheid?(Da: Times of Israel, 13.3.13)
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