domenica 3 marzo 2013



Medico israeliano rischia la vita per un lanciatore di pietre palestinese

di Ryan Jones
(israel heute, 28 febbraio 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
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Durante la violenta rivolta dei palestinesi in Giudea e Samaria, lo scorso fine settimana, sono emerse le solite accuse. Stando alle cronache, gli israeliani si sono scagliati brutalmente contro i palestinesi. Un rapporto apparso sui giornali israeliani mostra invece quanto sia preso sul serio in Terra Santa il comandamento biblico di amare i propri nemici. Al culmine degli scontri, un medico israeliano si è arrischiato ad entrare di nascosto nella città biblica di Sichem (oggi Nablus), controllata dall'Autorità Palestinese. Ha rinunciato alla prevista scorta di soldati israeliani al fine di salvare la vita di un giovane lanciatore di pietre palestinese che era rimasto gravemente ferito durante gli scontri con i soldati israeliani e gli insediati. Le sue ferite erano così gravi che i medici dell'ospedale di Nablus, non potendo aiutarlo, hanno chiesto l'aiuto dei loro colleghi israeliani. Il dr. Micah Shamir, medico esperto di pronto soccorso dell'Ospedale Haddasah a Gerusalemme, non ci ha pensato molto: "Era chiaro che dovevamo assolutamente aiutare il giovane, ma entrare a Nablus non è stato facile, e in alcuni momenti ho avuto davvero paura", ha detto in seguito. Il sindaco di Nablus aveva dato il consenso al piano di salvataggio, ma per i gruppi di terroristi locali sarebbe stato facile attaccare il medico ebreo o rapirlo. L'azione coraggiosa alla fine ha avuto successo: il giovane gravemente ferito è stato portato senza dare nell'occhio in una clinica a Gerusalemme. Secondo i medici adesso è in via di guarigione.

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