mercoledì 10 aprile 2013
Che l’attacco hacker a siti israeliti sia stato un bluff è
tutto da verificare. Come nella migliore delle tradizioni le due fazioni
non fanno altro che rilasciare commenti discordanti su quello che è
successo. Gli Anonymous parlano di attacco riuscito, che ha permesso di mettere in ginocchio vari siti web governativi,
violare account social e reperire informazioni personali di politici di
Tel Aviv. Dall’altro il governo parla di una casualità
nell'interruzione dei siti web, molti dei quali irraggiungibili per
problemi tecnici interni e non di certo per l’azione degli hacktivisti.Per una volta i membri di Anonymous, che pure avevano annunciato una mega azione collettiva contro Israele
, sembrano aver trovato pane per i loro denti. A differenza dei
governi europei dove la sicurezza informatica è ancora un miraggio, in
Medio Oriente cresce la folta schiera di esperti del settore, anche
giovanissimi che alle armi preferiscono il web, abbracciando azioni
cyber che possono causare danni anche maggiori su scala globale. La
prima prova di ciò è l’azione, immediatamente seguente all’avvio dell’operazione #OpIsrael, di contrattacco cibernetico sferrato da simpatizzanti di Israele, autodefinitesi “Israeli Elite”, contro il sito www.opisrael.com
che era stato lanciato dagli Anonimi per diffondere la guerra in
favore di Gaza. il sito è stato hackerato ieri quando nella homepage è
apparso il messaggio “danni minori per noi, avete perso” con un sottofondo della canzone Hatikva, l’inno nazionale di Israele.Il dubbio adesso sorge: e se ci fosse una frangia di Anonymous pronta a combattere al fianco di Israele? Pensateci bene, i sentori di un cambio di rotta e di malumori interni ci sono tutti: poco più di un mese fa l’account Twitter @Anon_Central
(uno dei tanti utilizzati) è stato violato da “anonimi” hacker; prima
nel giugno del 2012 la legione italiana si era divisa riguardo un
attacco al sito di Beppe Grillo che sarebbe rientrato nell’Operazione
Tango Down poi smentita con scuse ufficiali. Insomma sembra che le
azioni degli hacker non siano più collegate come prima e le possibilità
di gruppi interni discordanti si fanno sempre più evidenti.Israele
sarebbe il luogo migliore dove crescere nuovi hacker pronti a difendere
la costituzione dello stato e la difesa/attacco contro Gaza. Non è un
caso che il virus che più di altri ha scosso l’opinione pubblica e
continua a farlo è quello Stuxnet sviluppato dal governo degli Stati Uniti
in collaborazione con tecnici di Israele nato per spiare le mosse
delle centrali nucleari iraniane. Gran parte della sicurezza informatica
del paese dipende dal comparto chiamato The Israel Security Agency ,
una sorta di CNR interno che permette di salvaguardare le strutture
informatiche governative. Per capire l’efficienza della cyber-struttura
del governo di Tel Aviv si pensi che quando Anonymous ha dichiarato di
aver rubato il database della Decell Inc.
, azienda di monitoraggio territoriale controllata direttamente dal
Ministero della Difesa israeliano, si è scoperto che molti dei siti
violati dagli Anonimi avevano in realtà coordinate che rimandavano a
tutt'altre strutture allocate in Iran invece che in Israele, per
confondere e destabilizzare eventuali sabotaggi fisici. di Antonino Caffo http://mytech.panorama.it/
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