martedì 2 aprile 2013
Ha scosso il pubblico e provocato numerosissimi commenti “Unsere
Mütter, unsere Väter” andato in onda sul secondo canale televisivo
tedesco negli scorsi giorni. Diviso in tre puntate – è lungo 270 minuti –
in estrema sintesi si chiede quali sono stati i crimini commessi da
genitori e nonni durante l’ultima guerra mondiale. Nonostante non si
tratti di un capolavoro, e i critici cinematografici abbiano
immediatamente sentenziato che i tedeschi non sanno girare una pellicola
come a Hollywood, i pregi sono moltissimi. Innanzitutto, ed è un caso
quasi unico, il parere concorde degli storici è che non sono statti
commessi errori rilevanti né da parte della regia né da parte degli
sceneggiatori, e poi grazie alla mescolanza di storie private ed eventi
storici, senza rinunciare ai soliti cliché e a una certa dose di kitsch,
normale in una pellicola di intrattenimento, “Le nostre madri, i nostri
padri”, è riuscito a attrarre il pubblico, con una quota di ascolti
sempre superiore al venti per cento per tutte e tre le puntate. In molti
si sono chiesti perché produrre ancora qualcosa del genere, che senso
abbia riproporre un argomento già visto e rivisto, non è troppo tardi?
Serve ancora a qualcosa? Al contrario di tante altre volte in questo
caso i cattivi non sono dei mostri, e possono essere personaggi
seducenti, o del tutto normali, simili ai vicini di casa, ai parenti, a
volte a noi stessi, come del resto è già stato detto e scritto mille
volte. Ma vederlo in un telefilm, a casa, dopo cena, potrebbe avere un
altro effetto, soprattutto in Germania dove dopo la riunificazione si è
cominciato a mostrare un paese anche vittima della guerra, e più
recentemente si è ripreso a parlare di colpe. Forse anche perché madri e
padri sono diventati nonni e bisnonni e, in grande maggioranza, sono
scomparsi.Il rischio è allora anche di perdere il senso del tempo e i crimini del
nazismo si allontanano, si perdono nello scorrere della storia, non
sembrano più interessare ai giovani, che li collocano in un passato
remoto. E allora la speranza è che almeno qualche ragazzo, rimasto a
casa a guardare la televisione la sera, alla fine di “Le nostre madri, i
nostri padri” si sia fermato a pensare e a chiedersi cosa fecero i suoi
nonni, i suoi bisnonni. Per non dimenticare. Mai.Ada Treves.http://moked.it/blog/(29 marzo 2013)
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