“Gilad l’ha raccontata con precisione e sincerità, mostrando un quadro per cui ogni madre può essere sicura che, se per quel soldato imbranato e impaurito è stato pagato quel prezzo, ogni soldato israeliano avrà comunque diritto allo stesso trattamento. Dunque, non c’è stato né eroismo né estremo coraggio, ma solo shock da battaglia: neppure una pallottola è stata sparata nonostante le possibilità che si offrirono di reagire in quel giorno in cui Gilad fu rapito e, degli altri tre che sedevano nel suo Merkava 3, un carro armato di classe, due furono uccisi” scrive Nirenstein, che conclude “Adesso, quel ragazzo per cui Netanyahu compì il passo di lasciar liberi mille pericolosi nemici, è forse un simbolo ancora più splendente di quanto valore dia Israele alla vita, non importa di chi, come, quando…”.(31 marzo 2013) http://moked.it/blog/
martedì 2 aprile 2013
Gilad Shalit, il lato umano di un antieroe
Non ci fu eroismo nel giorno in cui Gilad Shalit venne rapito. A
svelarlo un articolo del giornalista Ben Caspit sul Jerusalem Post. È
passato quasi un anno e mezzo da quando il caporale dell’esercito
israeliano sequestrato cinque anni prima da miliziani di Hamas è stato
liberato in seguito al rilascio di 1027 detenuti palestinesi, con una
decisione assunta dal primo ministro Benjamin Netanyahu che divise il
paese. Ma dopo anni di angoscia per le sorti del giovane, il 18 ottobre
2011, il giorno in cui Gilad tornò, l’emozione fu enorme, per tutti.
Israele riabbracciava un suo eroe. Negli scorsi giorni i riflettori si
sono riaccesi sulla vicenda, e nel modo più inaspettato. Caspit ha
riportato il racconto di quello che accadde quel tragico giorno, il 25
giugno 2006, quando Shalit fu rapito e i compagni del suo equipaggio
uccisi. Lo ha fatto attraverso le parole dello stesso caporale, come
riferite durante l’inchiesta che Tzahal ha aperto per verificare ciò che
veramente avvenne. Un resoconto che ha colpito per la dimensione umana
che l’intera vicenda assume, perché, ciò che è emerso, è che Gilad (e i
suoi compagni con lui) sbagliò, si distrasse, non seguì le regole, ebbe
paura. E così fu rapito senza opporre resistenza, senza sparare un
colpo.“La mattina del 25 giugno 2006 era stato ordinato che nelle ore fra
oscurità e aurora i quattro membri dell’equipaggio i soldati di guardia
lungo il confine con Gaza, tutti svegli, mantenessero lo stato di
allerta. C’era il sentore di un attacco terrorista. Invece uno solo dei
soldati era sveglio, il guidatore. L’artigliere (Shalit) era al suo
posto, il comandante nella torretta e l’altro soldato ai loro posti, ma
tutti addormentati. Shalit non conosceva, ha detto, il contenuto
dell’allarme, anche se aveva partecipato alle riunioni: ha raccontato
agli investigatori che si affidava al suo comandante. Quindi gli erano
ignoti gli avvertimenti su un’infiltrazione possibile. Non sapeva
neanche che vicino al suo tank c’erano altri soldati (a 200 metri) che
avrebbero potuto correre in aiuto. Shalit non aveva fatto attenzione”
riferisce Fiamma Nirenstein in un ampio articolo dedicato alla vicenda
sul Giornale,
in cui riporta i dettagli di quelle drammatiche ore. In cui Shalit, in
stato di shock, non sparò con le armi a disposizione nel carro armato,
non cercò soccorso da quelli vicini, rimase immobile nel mezzo quando
venne leggermente ferito da una granata e infine uscì lasciando il
fucile a terra, per essere così condotto via senza alcuna possibilità di
resistenza.
“Gilad l’ha raccontata con precisione e sincerità, mostrando un quadro per cui ogni madre può essere sicura che, se per quel soldato imbranato e impaurito è stato pagato quel prezzo, ogni soldato israeliano avrà comunque diritto allo stesso trattamento. Dunque, non c’è stato né eroismo né estremo coraggio, ma solo shock da battaglia: neppure una pallottola è stata sparata nonostante le possibilità che si offrirono di reagire in quel giorno in cui Gilad fu rapito e, degli altri tre che sedevano nel suo Merkava 3, un carro armato di classe, due furono uccisi” scrive Nirenstein, che conclude “Adesso, quel ragazzo per cui Netanyahu compì il passo di lasciar liberi mille pericolosi nemici, è forse un simbolo ancora più splendente di quanto valore dia Israele alla vita, non importa di chi, come, quando…”.(31 marzo 2013) http://moked.it/blog/
“Gilad l’ha raccontata con precisione e sincerità, mostrando un quadro per cui ogni madre può essere sicura che, se per quel soldato imbranato e impaurito è stato pagato quel prezzo, ogni soldato israeliano avrà comunque diritto allo stesso trattamento. Dunque, non c’è stato né eroismo né estremo coraggio, ma solo shock da battaglia: neppure una pallottola è stata sparata nonostante le possibilità che si offrirono di reagire in quel giorno in cui Gilad fu rapito e, degli altri tre che sedevano nel suo Merkava 3, un carro armato di classe, due furono uccisi” scrive Nirenstein, che conclude “Adesso, quel ragazzo per cui Netanyahu compì il passo di lasciar liberi mille pericolosi nemici, è forse un simbolo ancora più splendente di quanto valore dia Israele alla vita, non importa di chi, come, quando…”.(31 marzo 2013) http://moked.it/blog/
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