giovedì 11 aprile 2013
Alfons Haberfeld era un industriale che possedeva una fabbrica di
vodka e liquori in Polonia; essa era una delle fabbriche più importanti
della città insieme ad un’industria chimica la AgroChemia. La
fabbrica prosperava e lui partecipava spesso alle Fiere Internazionali
del settore. Egli era anche il Presidente della locale Comunità Ebraica.Nel 1936 si era sposato con una ragazza ebrea di Cracovia, Felicia
Spierer. Nel luglio del 1939, essi partirono per una Fiera negli Stati
Uniti, lasciando la loro figlia di 2 anni, Francziska Henryka insieme
con i nonni materni .Erano negli Stati Uniti, quando appresero dello scoppio della guerra.
Immediatamente si imbarcarono per fare ritorno; 48 ore prima di
arrivare a Gdynia la loro nave fu costretta dalle autorità britanniche a
fare scalo ad Inverness in Scozia; essi non avrebbero più fatto
ritorno nella loro cittadina. Dopo poco riuscirono ad avere i visti
necessari e ritornarono negli Stati Uniti. Dopo poco non ebbero più
notizie della loro famiglia. In seguito vissero a Baltimora e poi a Los
Angeles, mantenendo vivo il ricordo del loro mondo perduto.Il loro paese era una località destinata a diventare tristemente
famosa: Oswiecim, chiamato anche familiarmente dagli Ebrei Oszpizin, un
nome che ricorda gli Ushpisin, i sette ospiti che la tradizione vuole
che siano ospiti nella Succà durante la festa ed in onore dei quali la
Succà viene decorata e resa accogliente.Oswiecim era infatti sede, prima della guerra, di una vibrante
comunità ebraica. Nel 1939 la cittadina contava circa 14.000 abitanti di
cui 8.200 ebrei (circa il 60% della popolazione).Il 3 settembre del 1939 le truppe tedesche catturarono Oswiecim; la
città fu rinominata Auschwitz e annessa al Reich insieme alla contea a
cui apparteneva, la contea di Bielsko (Amtbezirk Auschwitz, Kreis Bieliz, Oberschlesien).La casa di 40 stanze degli Haberfeld fu trasformata nel quartier
generale dell’esercito tedesco. Una caserma dell’esercito polacco fu
adibita inizialmente a campo per prigionieri; sarebbe poi diventata
famosa come il campo di Auschwitz 1, con all’ingresso la scritta ormai
divenuta un simbolo Arbeit macht frei.La figlia di Jacob e Felicia, Franciszka Henryka fu nascosta insieme
alla nonna nel ghetto di Cracovia, ma purtroppo furono scoperte dai
tedeschi e mandate a morire a Belzec.Ad Oswiecim i tedeschi proibirono agli Ebrei di esercitare attività
commerciali e incendiarono la grande Sinagoga; fu nominato un Consiglio
degli Anziani e inizialmente fu costituito un Ufficio Centrale per
l’Emigrazione con lo scopo di aiutare gli Ebrei ad andarsene, dopo
averli naturalmente depredati di tutti i loro beni. Un’emigrazione che
non ebbe mai luogo: all’inizio del 1941 le case degli Ebrei furono
espropriate per i lavoratori dell’industria chimica IG Farben di
Monowice (dove avrebbe lavorato tra gli altri anche Primo Levi) .La popolazione ebraica fu espulsa tra Marzo ed Aprile del 1941 e
deportata verso le località di Chrzanów, Będzin and Sosnowiec.
Nell’estate del 1942 i ghetti furono liquidati e gli Ebrei di Oswiecim
vennero inviati al campo di Auschwitz. Per un tragico scherzo del
destino la maggior parte degli abitanti ebrei di Oswiecim trovarono la
propria fine proprio nel luogo natio.Il 27 gennaio 1945, Auschwitz venne raggiunta dalle prime unità
dell’Armata Rossa all’inseguimento dell’esercito tedesco in ritirata.Uno sparuto gruppo di superstiti ritornò al paesello natio; erano
solo 28 alla fine della guerra e 186 nel settembre del 1945. Ma tornare a
vivere in un luogo chiamato Auschwitz evidentemente era difficile
poiché le loro famiglie, le loro case e soprattutto il mondo che
ricordavano come era prima dello Shoah era finito per sempre. La
maggioranza lasciò definitivamente la cittadina; nel novembre del 1946
vi erano solo 40 ebrei.Ma qualcuno decise di restare; Leon Schonker venne eletto a capo
della sparuta comunità ebraica e tentò di ricostruire l’azienda di
famiglia, la famosa Agrochemia d’anteguerra. Ma non aveva fatto i conti
con il nuovo regime comunista polacco. Nel 1949 venne arrestato e
imprigionato per “abusi economici”. In realtà il regime voleva mettere
le mani sui suoi beni Nel 1955 egli abbandonò definitivamente Oswiecim
con la sua famiglia ed emigrò prima a Vienna, poi in Israele dove morì a
Holon nel 1965 all’età di 62 anni.Szymon Kluger ebbe invece un destino diverso. Emigrato in Svezia nel
1945, nel 1961 tornò e si stabilì nuovamente ad Oswiecim nella vecchia
casa natia,vicino all’unica sinagoga rimasta, la Chevra Lomdei
Mishnayot, ultimo superstite degli abitanti ebrei; vi restò fino alla
morte il 26 maggio 2000. Egli fu l’ultimo abitante Ebreodi Oswiecim e fu
sepolto, a differenza di tanti suoi coreligionari nel locale cimitero
ebraico.Eppure questo era stato uno dei tanti villaggi in Polonia in cui la vita ebraica era prosperata nel corso dei secoli.Le prime notizie di insediamenti ebraici sono del 1549, gli ebrei
provenivano dalla Germania, dalla Boemia e dalla Moravia. La cittadina
era situata sulla strada che portava il sale dalle miniere a Breslavia,
così occupazione principale era il commercio del sale; alcuni si
occuparono anche della fabbricazione delle bevande alcoliche.Come in tutta la Polonia, il destino degli Ebrei dipendeva dai
privilegi accordati dai Re, così a periodi di prosperità seguivano anche
periodi oscuri; così nel 1563 il Re Zygmunt August (Sigismondo Augusto)
emanò un decreto per proibire l’immigrazione di nuovi Ebrei e un anno
dopo solo 5 Ebrei abitavano la cittadina. Anche le accuse di
profanazione delle ostie e di omicidio rituale non mancavano.Tuttavia la comunità ebraica di Oswiecim si sviluppò, fu costruita
la prima sinagoga e il cimitero e venne costituita la Kehillà divenendo
uno dei 23 centri importanti della regione della Piccola Polonia
(Malopolska); la vicinanza di Cracovia e di altri centri della Slesia
aiutò questo sviluppo.Nel 1565 la cittadina subì l’invasione svedese. Fu rasa al suolo e ancora una volta si dovette ricominciare.Con la spartizione della Polonia la regione venne a far parte
dell’impero austro-ungarica nella regione della Galizia. L’economia
della città rimaneva tuttavia stagnante e si basava sull’artigianato, la
fabbricazione di vodka ed il commercio del sale. Anche le guerre
napoleoniche portarono un ulteriore sconquasso nella vita cittadina.Il vero punto di svolta si ebbe quando a metà del 19° secolo, la
città divenne un importante nodo con la confluenza di tre linee
ferroviarie al confine di Austria, Russia e Prussia; quello che sembrò
l’inizio della prosperità avrebbe invece avuto pesanti conseguenze non
solo per la comunità ebraica locale ma per l’intero ebraismo europeo. La
presenza del nodo ferroviario fu uno dei fattori che fecero di
Auschwitz una scelta ideale per trasportarvi gli Ebrei deportati.Sorsero nuove fabbriche per la maggior parte appartenenti a Ebrei,
fra questi Jakob Haberfeld che fondò nel 1804 una fabbrica di vodka e
liquori e la AgroChemia. La popolazione crebbe: nel 1910 vi erano 10.106
abitanti di cui il 52,9% ebrei.La comunità ebraica era composita, vi erano progressisti e
tradizionalisti questi ultimi divisi fra Ortodossi e Hassidim. Shlomo
Halberstam che fu rabbino capo di Oswiecim dal 1874 al 1879 fondò la
corte dei Bobover Hassidim.All’inizio del 20° secolo vi erano 15 sinagoghe a Oswiecim e nei
villaggi vicini. La vita ebraica prosperava anche dopo che la Polonia
divenne indipendente thra le due guerre mondiali; vi erano attività
sociali, religiose e culturali.Gli Ebrei lavoravano nel piccolo commercio e nell’artigianato. Il
trasporto pubblico fu sviluppato da imprenditori ebrei e vi erano anche
alcune fabbriche. La comunità ebraica era dominata da Ortodossi e
Hassidim, questi ultimi seguaci dei Bobover e Sanzer Rebbe. Vi erano
anche rappresentati i diversi partiti Sionisti e no.Alla vigilia della guerra questo piccolo mondo ebraico esisteva ancora. Lo Shoah lo distrusse definitivamente.Il ricordo di quanto passato ancora è nella memoria di quanti persero
i propri cari e si salvarono diventando così i superstiti del genocidio
perpetrato; molti di essi hanno trovato una nuova patria in Israele.Oggi esiste un Centro Ebraico ad Oswiecim con sede nell’edificio che
ospitava l’unica sinagoga rimasta la Chevra Lomdei Mishnayot. Il Centro
Ebraico consiste in un Museo, una Sinagoga ed un Centro Educativo. Ma
molti edifici storici non esistono più: così la casa e la fabbrica degli
Haberfeld è stata abbattuta perchè sul punto di crollare e l’edificio
che ospitava la yeshivà dei Hassidim di Bobov non esiste più. La stessa
sede del Centro Ebraico e l’adiacente edificio che fu abitato da Szymon
Kluger è pericolante.Chi si reca a visitare Auschwitz per ricordare ed onorare quanti sono
periti nello Shoah, visiti anche la cittadina e ricordi che questo fu
un luogo di vita e non solo di morte.di Raffaele Picciotto,http://www.mosaico-cem.it/
Commenti. Alisa Majer:
Mio padre era nato ed è cresciuto ad Oswiecim; la sua famiglia
erano chassidim di Rodomsk e industriali e quando scoppiò la guerra
scapparono, ritrovandosi nella zona russa, dove furono mandati in
Siberia. Dopo la guerra mio padre si stabilì a Milano e i suoi zii e
cugini emigrarono in Canada: provarono a tornare a Oswiecim per
recuperare i loro beni e vedere che ne avevano fatto delle fabbriche, ma
si ritrovarono davanti a polacchi che li cacciarono. Mio bisnonno
materno era uno dei dayanim a Oswiecim, non erano chassidim ma
mitnagdim: rav Eliezer Landau e lui con sua moglie e tutti i figli,
nuore e generi e nipoti, furono uccisi ad Aushwitz. Mio nonno si trovava
ad Anversa e si salvò…Le persone anziane nelle foto sono il Dayan Eliezer Landau e sua
moglie Sarah Feiga. L’uomo con la barba nera è un figlio, credo Nussen
(Natan). L’uomo senza barba è mio nonno, Shlomo Landau Z”L, unico
sopravvissuto della famiglia dopo la guerra. Abitava in Svizzera, a
Zurigo, dov’è riuscito ad entrare in forma ufficiale eccezionalmente nel
1942, dove sua moglie e figli (tra cui mia mamma) vivevano già.Le donne nella foto sono una figlia e la nuora (col cappello), moglie di
Nussen e i loro figli. La casa dietro agli uomini era la sinagoga
Chevre “Kove’a Itim” di mio bisnonno, dove era Dayan (conosciuto
come Dayan of Kety, R’ Eliezer Landau).
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