Mai più (e mai più soli)
Editoriale di Ha'aretz - http://www.israele.net/
martedì 9 aprile 2013
Sono passati ottant’anni da quando il partito nazista guidato da Adolf
Hitler salì al potere in Germania. Quattro generazioni hanno vissuto la
Shoà e la nascita dello Stato d’Israele, e poi le guerre e le crisi che
Israele ha dovuto attraversare nei suoi sessantacinque anni di
indipendenza.L’esperienza che abbiamo accumulato dovrebbe insegnarci una lezione che è
il contrario della profezia “una nazione che dimora da sola e non è
annoverata fra le nazioni”: per preservare la nostra esistenza nazionale
non c’è alternativa a una politica di alleanze internazionali con i
paesi nella nostra regione e con le potenze globali. In un mondo
instabile, la saggezza nell'arte di governare consiste nell'individuare
in tempo i cambiamenti e adoperarsi per acquisire supporto.Purtroppo, come applicare nella pratica questa lezione è cosa tutt’altro
che scontata. Persino quando la Germania di Hitler rappresentava il
peggiore nemico del popolo ebraico, vi fu qualcuno fra gli ebrei nella
Palestina pre-indipendenza che si illuse di poter fare delle aperture
verso di essa nel tentativo di indebolire la potenza britannica, che
allora controllava la Terra d’Israele.Altri, che vedevano nell’Unione Sovietica la guida della rivoluzione
mondiale, trascurarono il pregnante significato del patto
Molotov-Ribbentrop (di fatto, un patto fra Stalin e Hitler) che aveva
dato al Terzo Reich mano libera in Europa portando alla sconfitta della
Francia e quasi anche a quella dell’Inghilterra. Soltanto dopo che
Hitler si volse contro Stalin, i sovietici finirono con lo schierarsi
dalla parte giusta nella seconda guerra mondiale. Dopodiché
contribuirono alla nascita dello stato di Israele, salvo poi decidere
poco dopo di sostenere e armare i suoi nemici e accelerare l’escalation
delle tensioni.Il governo degli Stati Uniti restò a lungo apatico davanti alle notizie
che giungevano sulla carneficina degli ebrei in Europa, ma la sua
entrata in campo quando Germania e Giappone gli dichiararono guerra è
stata alla fine decisiva per le sorti del conflitto. La tormentata
coscienza della società americana e della sua leadership giocò poi un
ruolo significativo per l’approvazione da parte di Washington della
nascita dello Stato d’Israele e, successivamente, per il suo sostegno
diplomatico, economico e di sicurezza allo stato ebraico.Altri esempi di quanto sia difficile, per la diplomazia israeliana,
applicare la lezione sulle necessarie alleanze sono i completi
ribaltamenti nei rapporti con la Francia, con la Turchia e soprattutto,
in senso opposto, con la Germania.Ma il titolo a tutta pagina è stato offerto il mese scorso dal
presidente americano Barack Obama quando, qui a Gerusalemme, ha
dichiarato che gli israeliani, o forse gli ebrei, “non sono soli”.
Impedire un'altra Shoà, infatti, è l’obiettivo supremo del Governo e
delle Forze di Difesa israeliane, ma per conseguirlo sono necessarie
politiche sobrie e misurate capaci di impedire che Israele resti
pericolosamente isolato.(Da. Ha’aretz, 8.4.13)
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