martedì 2 aprile 2013


Obama alla sinagoga di Vittorio Veneto a Gerusalemme
Nel suo viaggio a Gerusalemme della scorsa settimana, il presidente americano Barack Obama, non ha voluto mancare la visita al museo nazionale di Israele. Museo che conserva - insieme agli straordinari rotoli del Mar Morto (praticamente le fonti della Bibbia) e ad alcuni capolavori della pittura europea - anche un prezioso pezzo di storia trevigiana. Anzi, per l’esattezza,un pezzo di Marca.Proprio così: nelle sale del centro espositivo di boulevard Ruppin fa bella mostra di sè la sinagoga di Vittorio Veneto, quella completata nel 1700 e che, fino al Dopoguerra, sorgeva a Ceneda tra via Manin e via Da Ponte. Nel 1965 il tempio di preghiera, caduto nel frattempo in disuso, è stato smontato e portato pezzo per pezzo in Israele. E, pezzo dopo pezzo, è stato rimontato all’interno di un’ala del prestigioso museo che nella settimana a ridosso di Pasqua ha visto la visita del presidente degli Stati Uniti.A Gerusalemme, dunque, rivive quello che per circa duecento anni è stato a Vittorio Veneto il punto di riferimento per la piccola comunità ebraica ashkenazita. Alla fine della Prima Guerra mondiale il tempio risultava abbandonato e nel 1965 scattò il suo trasloco. La sinagoga trevigiana venne riallestita: gli interni, in un elegante barocco, sono esattamente gli stessi dell’epoca vittoriese e la sola differenza riguarda l’orientamento del tempio. Entrare oggi nella sua sala significa fare un salto geografico di migliaia di chilometri e un balzo temporale di secoli, riscoprendo in Israele una parte della storia trevigiana.Ma la sinagoga di Vittorio Veneto non è l’unica che ha traslocato dalla Marca verso la Terra Santa: l’altra è quella che sorgeva in via Caronelli a Conegliano e che ora fa bella mostra di sè nel vivacissimo cuore della città nuova di Gerusalemme, in Hillel Street, a breve distanza dalla Porta di Jaffa. La sinagoga è perfettamente funzionante ed è il luogo di preghiera per la comunità ebraica italiana.Si tratta di una piccola gemma ospitata in quella che era la German Catholic Institution, nello stesso piano del museo U. Nahon di arte ebraica italiana. Una sinagoga molto animata non solo perché accoglie le funzioni religiose del sabato e delle feste, ma anche per l’alto numero dei visitatori convogliati lì dalle maggiori guide turistiche che la indicano come luogo da non mancare. La sua storia rimanda a quella della comunità ebraica di Conegliano. Stando ad alcune testimonianze storiche, la prima famiglia sarebbe andata a vivere nella cittadina trevigiana nel 1397 ; si occupava del prestito di denaro. Già nel Sedicesimo secolo la comunità era fiorente e cent’anni dopo fu costituita una yeshiva. Nel 1637 alla popolazione ebraica locale fu chiesto di restare entro i confini del ghetto. Gli ebrei costruirono la propria sinagoga nel 1701; il tempio rimase in uso fino alla Prima guerra Mondiale. I soldati ebrei dell’esercito austro-ungarico tennero l’ultima funzione nella sinagoga il giorno di Yom Kippur del 1917. Nel 1951 la sinagoga, che era abbandonata da decenni, fu smontata e mandata in Israele su iniziativa della sinagoga di Venezia in accordo con quella locale; nel 1952 trovò casa nella terra di Sion.«È arrivata qui da Conegliano negli anni Cinquanta, quando l’amministrazione comunale dell’epoca stava realizzando il nuovo piano urbanistico», spiega il custode che accoglie i visitatori. Piano in cui il futuro della sinagoga appariva quantomai incerto. Di qui la decisione della comunità ebraica di preservarla portandola a Gerusalemme e facendo rivivere qui la storia coneglianese. Le iscrizioni ai lati dell’entrata segnalano le date di inizio costruzione e di compimento dell’opera: rispettivamente 1701 e 1719, mentre gli arredi sarebbero antecedenti. Nella parte inferiore dell’Arca Santa c’è l’iscrizione dedicata al rabbino Ottolenghi, direttore del collegio rabbinico di Conegliano, scomparso intorno al 1625. Lo stile - come nel caso della struttura vittoriese - è il barocco a cui rinviano il frontone spezzato, la doratura del legno e la ricchezza delle decorazioni. La disposizione interna è diversa rispetto alla sinagoga della Marca viste le diverse dimensioni delle sale ospitanti. Ma non solo: una preziosa lampada è sparita durante il trasloco e conseguentemente rimpiazzata con arredi provenienti da altre zone. Nel tempio di Conegliano, inoltre, le pareti erano adorne di bassorilievi in stucco che incorniciavano varie iscrizioni: riprodotte in Terra Santa andarono perdute durante il restauro e sostituite con la riproduzione fotografica .@tomsabri,http://tribunatreviso.gelocal.it/

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