Obama alla sinagoga di Vittorio Veneto a Gerusalemme
Nel suo viaggio a Gerusalemme della scorsa settimana, il presidente
americano Barack Obama, non ha voluto mancare la visita al museo
nazionale di Israele. Museo che conserva - insieme agli straordinari
rotoli del Mar Morto (praticamente le fonti della Bibbia) e ad alcuni
capolavori della pittura europea - anche un prezioso pezzo di storia
trevigiana. Anzi, per l’esattezza,un pezzo di Marca.Proprio così: nelle sale del centro espositivo di boulevard Ruppin fa
bella mostra di sè la sinagoga di Vittorio Veneto, quella completata nel
1700 e che, fino al Dopoguerra, sorgeva a Ceneda tra via Manin e via Da
Ponte. Nel 1965 il tempio di preghiera, caduto nel frattempo in disuso,
è stato smontato e portato pezzo per pezzo in Israele. E, pezzo dopo
pezzo, è stato rimontato all’interno di un’ala del prestigioso museo che
nella settimana a ridosso di Pasqua ha visto la visita del presidente
degli Stati Uniti.A Gerusalemme, dunque, rivive quello che per circa duecento anni è
stato a Vittorio Veneto il punto di riferimento per la piccola comunità
ebraica ashkenazita. Alla fine della Prima Guerra mondiale il tempio
risultava abbandonato e nel 1965 scattò il suo trasloco. La sinagoga
trevigiana venne riallestita: gli interni, in un elegante barocco, sono
esattamente gli stessi dell’epoca vittoriese e la sola differenza
riguarda l’orientamento del tempio. Entrare oggi nella sua sala
significa fare un salto geografico di migliaia di chilometri e un balzo
temporale di secoli, riscoprendo in Israele una parte della storia
trevigiana.Ma la sinagoga di Vittorio Veneto non è l’unica che ha traslocato dalla
Marca verso la Terra Santa: l’altra è quella che sorgeva in via
Caronelli a Conegliano e che ora fa bella mostra di sè nel vivacissimo
cuore della città nuova di Gerusalemme, in Hillel Street, a breve
distanza dalla Porta di Jaffa. La sinagoga è perfettamente funzionante
ed è il luogo di preghiera per la comunità ebraica italiana.Si tratta di una piccola gemma ospitata in quella che era la German
Catholic Institution, nello stesso piano del museo U. Nahon di arte
ebraica italiana. Una sinagoga molto animata non solo perché accoglie le
funzioni religiose del sabato e delle feste, ma anche per l’alto numero
dei visitatori convogliati lì dalle maggiori guide turistiche che la
indicano come luogo da non mancare. La sua storia rimanda a quella della
comunità ebraica di Conegliano. Stando ad alcune testimonianze
storiche, la prima famiglia sarebbe andata a vivere nella cittadina
trevigiana nel 1397 ; si occupava del prestito di denaro. Già nel
Sedicesimo secolo la comunità era fiorente e cent’anni dopo fu
costituita una yeshiva. Nel 1637 alla popolazione ebraica locale fu
chiesto di restare entro i confini del ghetto. Gli ebrei costruirono la
propria sinagoga nel 1701; il tempio rimase in uso fino alla Prima
guerra Mondiale. I soldati ebrei dell’esercito austro-ungarico tennero
l’ultima funzione nella sinagoga il giorno di Yom Kippur del 1917. Nel
1951 la sinagoga, che era abbandonata da decenni, fu smontata e mandata
in Israele su iniziativa della sinagoga di Venezia in accordo con quella
locale; nel 1952 trovò casa nella terra di Sion.«È arrivata qui da Conegliano negli anni Cinquanta, quando
l’amministrazione comunale dell’epoca stava realizzando il nuovo piano
urbanistico», spiega il custode che accoglie i visitatori. Piano in cui
il futuro della sinagoga appariva quantomai incerto. Di qui la decisione
della comunità ebraica di preservarla portandola a Gerusalemme e
facendo rivivere qui la storia coneglianese. Le iscrizioni ai lati
dell’entrata segnalano le date di inizio costruzione e di compimento
dell’opera: rispettivamente 1701 e 1719, mentre gli arredi sarebbero
antecedenti. Nella parte inferiore dell’Arca Santa c’è l’iscrizione
dedicata al rabbino Ottolenghi, direttore del collegio rabbinico di
Conegliano, scomparso intorno al 1625. Lo stile - come nel caso della
struttura vittoriese - è il barocco a cui rinviano il frontone spezzato,
la doratura del legno e la ricchezza delle decorazioni. La disposizione
interna è diversa rispetto alla sinagoga della Marca viste le diverse
dimensioni delle sale ospitanti. Ma non solo: una preziosa lampada è
sparita durante il trasloco e conseguentemente rimpiazzata con arredi
provenienti da altre zone. Nel tempio di Conegliano, inoltre, le pareti
erano adorne di bassorilievi in stucco che incorniciavano varie
iscrizioni: riprodotte in Terra Santa andarono perdute durante il
restauro e sostituite con la riproduzione fotografica .@tomsabri,http://tribunatreviso.gelocal.it/
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