mercoledì 3 aprile 2013
Primo,
che “siamo giunti al giorno della liberazione, al giorno
dell’indipendenza” come ha detto il ministro dell’energia
Silvan Shalom. Ovvero, la schiavitù di Israele dall’Egitto, i cui
dispendiosi tubi per il rifornimento venivano oltretutto spesso fatti
esplodere dai terroristi nel Sinai, non esiste più. Secondo: Israele
può diventare un esportatore sicuro per l’Europa. Qui comincia un
pericoloso balletto, complicato dalle ambizioni turche, da quelle di
Cipro, da quelle del Libano, da quelle russe, da quelle iraniane e da
quelle arabe in genere, dato che dall’Algeria si snoda il maggiore
rifornimento all’Europa. Ma in Medio Oriente se non è complicato
non ci si diverte. E comunque Israele, con tutta la sfortuna di avere
ai confini e oltre solo vicini così antipatizzanti, finalmente ha
ricevuto un regalone geopolitico. Tutto quel gas, tutta quell’energia
che in genere consideriamo appannaggio del solito mondo arabo... Deve
essere un complotto americano-giudaico-massone.A una novantina di km
da Haifa è cominciata sabato una rivoluzione destinata a fare onde
altissime. Sotto il livello del mare, in un tubo del diametro di 45
centimetri e lungo 150 chilometri, scorre verso il porto israeliano
di Ashdod, a partire da una piattaforma alta 290 metri del peso di
34mila tonnellate, dopo una fatica di 4 anni, una quantità enorme di
gas naturale che modificherà tutti gli attuali equilibri
energetici.Sono 250 milioni di metri cubi di gas naturale contenuti
nella riserva marina di Tamar a circa 80 chilometri dalla costa
israeliana, e il doppio ce n’è in quella adiacente di Leviathan, a
cui Israele sta lavorando. Il gas della Balena (questo vuol dire
Leviathan) sarà probabilmente esportato, mentre quello di Tamar è
sufficiente a coprire il fabbisogno delle necessità israeliane di un
ventennio almeno. L’ambiente ne gioirà, perc! hé l’uso del gas
naturale elimina le scorie del diossido di carbonio, come se tutti i
veicoli venissero rimossi dalle strade d’Israele per 14 anni. Che
significa tutto questo? Il
Giornale,
03 aprile 2013 F. Nirenstein
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