E nella Striscia di Gaza arriva il fast food americano. Ma è di contrabbando

Alcune
delle ordinazioni giornaliere di ali e cosce di pollo KFC durante il
tragitto in uno dei tunnel sotterranei tra la Striscia di Gaza e
l’Egitto (foto Xinhua)
Il servizio
non è proprio quello da fast food. E i prezzi, ecco, nemmeno quelli. Ma
in una zona dove le sigle occidentali – da McDonald’s a Burger King fino
a Kfc – sono soltanto visibili in tv o su Internet si può anche
chiudere un occhio. Soprattutto se da casa si possono ordinare
dell’americanissimo pollo fritto con patatine e Coca Cola.Dai tunnel
che collegano l’Egitto alla Striscia di Gaza ora si fa anche questo: si
trasportano – illegalmente – centinaia, migliaia di ali e cosce di pollo
con la sigla KFC, Kentucky Fried Chicken. A raccontarlo è l’agenzia
francese Afp che, però, non mostra un minimo di stupore.
Abituata, forse, a tutto quello che in precedenza è passato all’interno
di quegli scavi pericolosi e illegali, ma a tratti vitali per l’economia
di Gaza. E allora, dopo macchine (intere o a pezzi), animali (comprese
giraffe ed elefanti), dopo armi e beni di prima necessità, ecco la nuova
idea imprenditoriale: portare il fast food dentro la Striscia.Da quelle
parti funziona più o meno così. Tu prenoti. L’ordinazione viaggia per un
po’ di chilometri. Se tutto va bene, nel giro di qualche ora (circa 4)
ti ritrovi davanti quello che avevi scelto. Più che fast food, slow
food. E anche expensive food. Visto che bisogna pagare non solo il cibo,
ma anche il costo del carburante utilizzato. Alla fine il prezzo è il
triplo, anche 27 euro per una ventina di pezzi di pollo.

L’idea
di portare il fast food nella Striscia è di una ditta di spedizioni
(illegali) di Gaza: l’ordinazione di solito impiega 3-4 ore prima di
arrivare a casa del cliente (foto Xinhua)
L’idea è di
un’azienda locale di consegne (di contrabbando), la Yamama. I suoi
“dipendenti” fanno gli ordini in Egitto, in un KFC di Al Arish.
«Solitamente prendiamo non più di 30 ordinazioni», spiega Khalil
al-Ifranji, direttore della società. Quindi con una macchina trasportano
il tutto a ridosso dei tunnel, presso il valico di Rafah. Una volta
portate nella Striscia, le ordinazioni viaggiano casa per casa
attraverso altri giovani a bordo di motorini.I
palestinesi di Gaza, a sentire al-Ifranji, sarebbero entusiasti. E gli
affari per la Yamama – nel ramo fast/slow food – pare stiano andando
alla grande. Anche se sono soltanto tre settimane di attività. «Ci sono
moltissime ordinazioni – aggiunge il numero uno della ditta di
spedizioni – anche perché la gente qui non si può muovere e quelli che
hanno già provato questo cibo prima vogliono mangiarlo di nuovo».http://falafelcafe.wordpress.com/
Nessun commento:
Posta un commento