sabato 4 maggio 2013
La diplomazia ai tempi di Google: sul motore di ricerca arriva il “riconoscimento” della Palestina
Il cambio è
minimo. L’impatto pure. Ma la mossa rischia di scontentare più di
qualcuno. Anche a livello tecnologico. Succede che Google, uno dei
colossi mondiali del web, ha deciso di apportare una piccola modifica
nella versione palestinese della sua home page: via la scritta «Territori palestinesi» subito sotto al logo, ed ecco un più semplice «Palestina».«Anche Google riconosce lo Stato palestinese» hanno esultato quelli del Palestine News Network, ripresi da un blog del sito di Foreign Policy.
E nel giro di pochi minuti la notizia – apparsa mercoledì sera – è
stata condivisa da migliaia di utenti. Prima il (mezzo) riconoscimento
delle Nazioni Unite e ora quello – integrale – del web? A prima vista
potrebbe sembrare di sì. Come potrebbe anche alimentare le speranze di
chi si augura, un giorno, la creazione di una Palestina libera e
indipendente. Le stesse speranze che, quasi tre anni fa, alimentò la scelta del servizio meteo di Yahoo! di dividere Gerusalemme in Est e Ovest. Decisione poi revocata nel giro di pochi giorni.«Cambiamo il
nome “Territori palestinesi” in “Palestina” in tutti i nostri prodotti.
Per attribuire i nomi dei Paesi consultiamo una serie di fonti e di
autorità: in questo caso ci atteniamo all’Onu, all’Icann (garante dei
nomi per i domini internet) e all’Iso (Organizzazione internazionale per
la standardizzazione), oltre ad altre organizzazioni internazionali»,
ha spiegato Nathan Tyler, portavoce di Google.«Google non è
un ente politico o diplomatico», ha commentato – con molta pacatezza –
Yigal Palmor, portavoce del ministero israeliano degli Esteri. «E così
l’azienda può chiamare qualsiasi cosa con il nome che vuole, non ha
nessuna importanza», ha detto al quotidiano The Times of Israel.
Certo, tra le righe la decisione non è così facile da digerire. «La
scelta di Google solleva tutta una serie di questioni. A partire da
quella se ci sia uno spazio per poter discutere di questioni controverse
all’interno di un’azienda che è fondamentalmente privata».http://falafelcafe.wordpress.com/
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