mercoledì 15 maggio 2013

Missione sheqel per la Banca Centrale di Israele 

Poteva la Banca Centrale di Israele restare a immobile in questi tempi di aggressive politiche monetarie da parte del gotha degli istituti centrali? No, soprattutto se a rischio c'è l'importante settore dell'export.La Bank of Israel ha deciso inaspettatamente di tagliare il tasso sui prestiti di un quarto di punto portandolo all'1,5%, valore più basso degli ultimi tre anni, annunciando al contempo un programma di acquisto di valute estere per limitare l'eccessivo apprezzamento della propria valuta, lo sheqel.Si tratta di una mossa perlopiù inattesa, anche se a ben vedere era assolutamente prevedibile. L'Istituto guidato dal Governatore Stanley Fisher ha infatti spiegato di aver preso questa decisione "in scia al continuo apprezzamento dello sheqel, all'imminente avvio della produzione di gas naturale nel giacimento Tamar, al taglio dei tassi operato da molte altre Banche centrali - in particolare la Banca Centrale Europea, alle politiche di quantitative easing attualmente in atto in molti Paesi e alla revisione al ribasso delle stime sulla crescita globale".Come darle torto? Nell'ultimo mese gli Istituti centrali che "vigilano" su circa un quarto del PIL mondiale hanno adottato politiche più accomodanti. In più, la divisa israeliana ha guadagnato quasi 9 punti percentuali negli ultimi sei mesi indebolendo l'export, grande risorsa di Israele (pesa per il 40% sull'economia totale).La notizia ha immediatamente avuto ripercussioni sia sullo sheqel, in calo sulle principali controparti, che sulla Borsa di Tel Aviv, i cui indici sono scattati al rialzo mostrando ora guadagni di quasi un punto percentuale.  http://teleborsa.it/

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