martedì 21 maggio 2013
La scorsa settimana, la Pew Research ha pubblicato i risultati di un sondaggio
 dal titolo apparentemente confortante: «malgrado le vistose differenze,
 molti israeliani e palestinesi auspicano un ruolo più ampio per Obama 
nel risolvere il conflitto». Il sondaggio in effetti ha evidenziato 
diversi gruppi desiderare un maggior coinvolgimento da parte di Obama, e
 leggendo il titolo, la conclusione scatta immediata: il conflitto 
israelo-palestinese è risolvibile se l'America si impegnasse un pochino 
di più, a patto che entrambi i contendenti lo desiderino.Tuttavia, leggendo il sondaggio, si perviene a conclusioni opposte: il 
conflitto in questo momento non è risolvibile, perché alla domanda "è 
ipotizzabile un modo con cui Israele e uno stato palestinese possano 
coesistere pacificamente?", un enorme 61% ha risposto negativamente, 
mentre solo il 14% ha risposto affermaticamente (gli israeliani, in una 
affermazione della speranza rispetto all'esperienza, hanno visto 
prevalere i possibilisti rispetto agli scettici nella misura del 50 
contro il 38%). In altre parole, un'ampia maggioranza di palestinesi 
afferma che anche qualora uno stato palestinese fosse crrato, il 
conflitto persisterebbe fino a quando esisterà Israele. Dove si legge la
 possibilità che fra israeliani e palestinesi scoppi la pace?I palestinesi ormai rispondono in questi termini ai sondaggi da anni. Nel 2007,
 ad esempio, il 77% dei palestinesi affermò che "i diritti e le 
aspirazioni dei palestinesi non potranno manifestarsi fino a quando 
esisterà lo stato di Israele". E quattro anni dopo,
 il 61% dei palestinesi riteneva che la soluzione dei due stati per due 
popoli è solo un passaggio intermedio in vista dello sradicamento dello 
stato ebraico. Per cui il problema non è che i palestinesi sono 
disonesti nel rivelare le loro intenzioni; è che gli occidentali 
deliberatamente scelgono di ignorare le loro sincere esternazioni,
 preferendo soffermarsi su tutto ciò che può essere lontanamente 
interpretato come motivo di ottimismo; come l'auspicio per un maggior 
ruolo americano palesato dall'ultimo sondaggio.Un altro esempio di questa tendenza è rappresentato dall'affermazione
 del ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Garcia-Margallo, dopo 
essersi incontrato il mese scorso con il presidente dell'autorità 
palestinese Mahmoud Abbas: «sento che è disponibile a negoziare un 
processo di pace. Su quali basi? mi ha chiesto di trasmettere un 
messaggio secondo cui auspicherebbe vedere misure di buona volontà come 
la liberazione dei detenuti e il problema degli insediamenti».In altre parole, quello che nel concreto Abbas ha detto è che vuole che 
Israele faccia unilateralmente due concessioni: la liberazione dei 
terroristi palestinesi e il congelamento dell'attività edilizia negli 
insediamenti. Come può una richiesta di concessioni a senso unico, in 
assenza di qualunque negoziato, essere tradotta in un desiderio di 
concessioni reciproche perseguite mediante negoziato, come tipicamente 
avviene un processo di pace? la risposta, ovviamrnte, che non lo può: le
 due cose sono in conflitto fra loro. Come ha spiegato
 questo mese un alto esponente dell'autorità palestinese, Muhamed 
Shtayyeh: «noi vogliamo che siano solo gli israeliani a concedere. A noi
 non deve essere chiesto di fare altrettanto».Questo, incidentalmente, spiega i risultati del sondaggio citato in 
apertura a proposito di Obama: quando i palestinesi affermano di 
auspicare un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti, non vogliono 
altro che far esercitare pressione su Israele affinché esso effetti 
concessioni unilaterali. Ma al pari del ministro spagnolo, il sondaggio 
della Pew Research ha rilevato una speranza inesistente.Queste pie illusioni spesso nascono da un sincero desiderio di vedere 
finalmente risolto il conflitto. Tuttavia non vi è possibilità che ciò 
accada, se gli occidentali ignorano la rale causa del problema: 
l'indisponibilità dei palestinesi a concordare la pace con gli 
israeliani. Al contrario, questo tipo di atteggiamento incoraggia i 
palestinesi all'intransigenza, perché sanno che l'Occidente maschererà 
questa intransigenza anziché metterla a nudo. In questo modo, pur 
desiderando porre fine al conflitto, i ben intenzionati occidentali 
finiscono per acuirlo ulteriormente.di Evelyn Gordon Commentary Magazine.http://ilborghesino.blogspot.it/
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