giovedì 24 aprile 2008

cimitero militare sul Golan

Proedi alla Fiera del Libro di Torino

Una ideale trilogia che ci conduce dagli inizi del secolo in uno sperduto Shtetl (villaggio a maggioranza ebraica) dell’Europa dell’Est, passa per il grande dramma della Shoah e la salvezza che per i pochi superstiti ebrei fu trovata in terra di Israele (Erez Israel) per arrivare fino alla attuale condizione di ricerca della pace nello Stato di Israele condotta in mezzo al terrorismo islamista e al “rifiuto” arabo della presenza ebraica in Medioriente in uno Stato indipendente e democratico.
Questo è il percorso proposto da Proedi Editore in una speciale edizione della Fiera del libro che cade in occasione del 60° anniversario dalla fondazione dello Stato di Israele.
Si tratta di tre novità (anche se la prima, Orecchini in cantina, è una traduzione di un’opera che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo), che in comune hanno la storia del popolo ebraico nella ricerca del ritorno alla propria terra e nella conquista della pace nella giustizia.
L’autrice di Orecchini in Cantina, Rachel Bernheim Friedman, che oggi vive in un kibbutz a nord di Tel Aviv, ha attraversato il ventesimo secolo e vissuto il dramma della Shoah ad Auschwitz partecipando anche alla terribile Marcia della Morte. Faceva parte di una famiglia ebraica borghese, fin dall’infanzia sionista. Dopo l’Olocausto la nuova vita in Israele fino al dramma della morte del figlio Dani nella Guerra del Kippur (1973).
La Spezia porta della Speranza è invece un libro documentatissimo che fa da supporto a un eccezionale documento storico: il filmato dedicato dalla Associazione Gruppo Samuel (di La Spezia, fondata e diretta da Don Gianni Botto) alla Alià Beth, ovvero alla ondata migratoria verso la Terra di Israele che vide il proprio centro in Italia e in particolare a La Spezia tra il 1945 e il 1948, data di nascita dello Stato di Israele. Una ondata migratoria che la Gran Bretagna, potenza mandataria in Palestina, cercò di bloccare in ogni modo, nonostante che i profughi fossero i reduci dai campi della morte nazisti. La popolazione italiana unita fu invece solidale con questi reduci e scrissero insieme una pagina poco conosciuta ma fondamentale della storia moderna.
Infine Diario dalla Galilea ci riporta ai giorni nostri e alla realtà del conflitto Mediorientale ancora in corso. L’autrice è una donna di pace, una insegnante che ha creato un esperimento di convivenza con straordinari risultati, agendo come una sognatrice contro la realtà della violenza e dell’odio di tutti i giorni. Angelica Livnè Calò è una esuberante ragazza romana quando arriva più di 20 anni fa nel suo kibbutz della Galilea al confine con il Libano. Coniuga in sé gli ideali della Hashomer Hazair (movimento sionista socialista) con una religiosità profonda. Una miscela esplosiva che la porta a combattere tutti gli establishment per creare una compagnia teatrale composta da giovani ebrei religiosi e laici, cristiani e musulmani. Una realtà “impossibile” in Medioriente , che diventa possibile grazie alla forza dei sogni e crea ben presto una “catena del bene” che arriva fin da noi in Italia con lo straordinario successo della compagnia teatrale Beresheet La Shalom che ad oggi ha potuto portare il suo messaggio d’amore a più di 100.000 giovani.

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