
Il mese scorso sono tornato da un altro viaggio in Etiopia. A farmi compagnia c’erano una meravigliosa famiglia olandese, che mi aveva affiancato durante una breve missione, e 50 olim, che si erano imbarcati ad Addis Abrba alle 3:00 del mattino e 4 ore dopo si sono svegliati all’aereoporto Ben Gurion di Tel Aviv. Siamo scesi dall’aereo poco dopo l’alba e quel momento ha segnato la fine di centinaia d’anni d’esilio per i miei amici etiopi.
Il volo Addis Abeba – TLV ha letteralmente attraversato l’intera lunghezza del Mar Rosso, per cui era di fatto impossibile non ripensare all’esodo biblico. Se dividere il Mar Rosso era stata un’impresa quanto meno ardua, immaginate che cosa significhi passare dalla realtà della regione rurale di Gondar (da dove i Falashmura provengono) all’Israele del 21° secolo in sole 4 ore.
Negli ultimi 4 anni Ori Konforti ha guidato la squadra dell’Agenzia Ebraica per Israele in Etiopia. Ogni settimana è responsabile di una delle più emozionanzi visioni notturne di Addis Abeba: l’arrivo degli olim, che emergono dal buio nelle loro vesti bianche e caricano i loro averi nei camion che aspettano sul ciglio della strada. In silenzio salutano i parenti che si lasciano alle spalle. I genitori baciano i figli nella speranza di poterli rivedere in un futuro non troppo lontano. Per molti di loro questo è il momento che hanno aspettato per 7-9 anni! Le forze di sicurezza lì vicino controllano ogni mossa.
Verso mezza notte il convoglio si mette in Marcia verso l’aeroporto. Per tutti loro è il primo volo della loro vita. Arrivati all’aeroporto devono superare i metal detector, che mai sveleranno la determinazione d’acciaio di queste persone a raggiungere Gerusalemme.
Quando il segnale d’imbarco si accende, Ori accompagna gli olim al cancello e li saluta; cinque ore dopo il personale dell’Agenzia Ebraica per Israele in forza presso l’aeroporto Ben Gurion dà loro il benvenuto in Israele e li assiste nei loro primi passi in patria. Se ho detto che un capitolo è quasi chiuso, devo aggiungere che la sfida più grande la dobbiamo ancora affrontare: l’integrazione. Le sfide dell’integrazione sono molto più grandi di quanto noi vorremmo pensare. È un processo complesso, a lungo termine e richiede la cura e la compassione che preferiremmo riservare a periodi di tempo più brevi. È qui che verremo giudicati dalle future generazioni. Non possiamo permetterci di venire loro meno, non possiamo venire loro meno, e non lo faremo, con il vostro aiuto!
È grazie a Sylvia, Albert, Tsirah, Ishay e Meirah, che hanno insistito tanto per andare in Etiopia, che io ho avuto il privilegio di essere testimone di questo esodo dei giorni nostri. La mia gratitudine verso di loro viene qui ribadita.
In fede,
Jacob (Yankele) Snir
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