martedì 20 maggio 2008

Gerusalemme

Cortocircuito

di Yehoshua Kenaz
Traduzione di Elena Loewenthal
Ed Nottetempo € 18,00

Cantore impareggiabile della vita israeliana nelle sue pieghe più nascoste, nella complessa quotidianità che a volte si scioglie in sprazzi di fugace serenità, Yehoshua Kenaz con
quest’ ultimo romanzo ci racconta la vita, gli amori, le disillusioni degli inquilini di un condominio di Tel Aviv sullo sfondo della Guerra del Golfo e del conflitto che oppone arabi ed israeliani.
Una galleria di personaggi indimenticabili: irascibili, affettuosi, impauriti, giovani pieni di contraddizioni che si affacciano alla vita e anziani desiderosi di compagnia, tutti delineati con grande maestria e sensibilità da uno scrittore che conosce come pochi altri le tensioni dell’animo umano, sa coglierle nella loro immediatezza per restituirci l’immagine di una società complessa ma pervasa da un profondo senso di solidarietà e amore per la vita.
La morte, quasi un personaggio del libro, apre il romanzo e ha il volto di Sofi Yaakov, una donna anziana e garbata la cui unica compagnia, la radio che ascolta tutto il giorno, è la fonte principale di storie e aneddoti che condivide con la vicina Eti.
Un cortocircuito nell’impianto elettrico riempie lo stabile di fumo, invadendo anche l’abitazione di Sofi che, presa dal panico, non riesce a respirare.
Nessuno risponde alle sue disperate richieste di aiuto e quando ritorna la corrente “Sofi Yaakov, una donnina minuta come un passerotto, era riversa in poltrona, inerte, accanto alla radio, là dove aveva fatto i suoi sogni più belli”.
Così la trova Eti, l’unica vicina che abbia provato nei confronti dell’anziana donna affetto e simpatia. La vita di Eti è resa ancor più difficile dopo la violenza subita da un arabo, una ferita che non riesce a metabolizzare e che si ripresenta sotto forma di fantasmi e incubi ricorrenti.
Da questa situazione di forte tensione il romanzo si dipana attraverso le vicende ora ossessive, ora tragiche, ora grottesche dei protagonisti impegnati nella loro battaglia personale con la vita oltre che nel tentativo di difendersi dal lancio dei missili: Doron, che si occupa del condominio, è ossessionato dal bisogno di trovare il responsabile del cortocircuito che ha causato la morte di Sofi e danneggiato il palazzo, Ghili e Zachi, vicini di Sofi, una coppia stralunata e scombinata, legati da un rapporto affettivo conflittuale, condividono saltuariamente l’abitazione con Vered, musicista alle prime armi sulla quale si riversa la rabbia di Nira che non apprezza le sue continue sbadataggini.
E ancora osserviamo la signora Flora Mashiach, un’anziana donna, ossessionata dalla pulizia che richiama continuamente all’ordine il povero Rachmani: uomo mite e sempliciotto ha l’incarico di pulire le scale del palazzo da quando l’arabo Ismail ha smesso di lavorare a causa della chiusura dei Territori in seguito allo scoppio dell’Intifada.
La figura controversa di Ismail, capace di suscitare nelle persone che incontra comprensione o sospetto, fiducia o diffidenza, racchiude in sé le contraddizioni di un popolo che dinanzi ad un attentato terroristico contro civili israeliani “balla e festeggia nelle strade di Gaza”.
Se la politica non entra di petto nelle vicende del romanzo rimane però sullo sfondo, una presenza costante che condiziona in un modo o nell’altro la vita dei personaggi siano essi arabi o ebrei: gli uni per l’impossibilità di lavorare se non illegalmente, gli altri per la paura che ogni arabo che incontrano sia un nemico pronto a colpirli.
Solo uno scrittore dotato di grande talento come Yehoshua Kenaz poteva padroneggiare un libro che è al tempo stesso una tessitura a più voci, un affresco della moderna società israeliana e un caleidoscopio di colori, luci, emozioni e sensazioni.
Sullo sfondo del conflitto fra arabi ed ebrei l’autore ci regala un romanzo autentico, senza reticenze né pudori, capace di descrivere la complessa realtà israeliana con sguardo attento e misurato ma consapevole che solo attraverso la tolleranza e il rispetto condivisi sarà possibile giungere ad una pacifica convivenza fra i popoli.
Giorgia Greco

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